Actions

Work Header

Eroi e leggende

Summary:

Questa raccolta è stata scritta per la challenge: ‘il mio bon bon’ di L'angolo di Madama Rosmerta.
Fandom: Marvel.

Chapter 1: Segreto taciuto

Summary:

Questa storia partecipa alla challenge: ‘il mio bon bon’ di L'angolo di Madama Rosmerta.
Fandom: Marvel.
Prompt: First time 5 4 James Logan e Clint Barton
Non-con; pedofilia; nightmare; underage; Omega-verse; Crossover X-men e MCU.
Scritta sentendo: UNDREAM - Monster (Lyrics) ft. IOVA.

Chapter Text

Segreto taciuto

 

Creed era in piedi di fronte ad un’ampia vetrata, apriva e chiudeva i pugni, guardava la neve che cadeva all’esterno, la sua ombra proiettata sul pavimento aveva delle grandi ali da pipistrello che a lui mancavano.

I lunghi capelli biondi gli ricadevano lungo le spalle muscolose, non indossava scarpe.

Si voltò alle spalle, mostrando che una lacrima rigava il suo viso; socchiuse le labbra, ma il suo sussurro rimase indistinto. Sul letto vi era una gigantesca figura intenta a possederne una molto più minuta; Howlett allungò la mano in quella direzione, sentendo ansiti, gemiti e suppliche bisbigliate risuonare tutt'intorno.

 

Logan si svegliò di colpo, ansimando, aveva conficcato gli artigli nel letto. Ansimò rumorosamente e alzò lo sguardo, osservando Clint entrare.

«Lo sapevo che non eri pronto per sapere la verità» sussurrò Barton. James fece una smorfia e si alzò in piedi, scostando le lenzuola strappate.

«Non capisco perché Tony ha voluto che tu lo sapessi» aggiunse Clint, porgendogli un bicchiere colmo di latte. Logan glielo strappò di mano e gli puntò gli artigli dell’altra mano alla gola, ringhiando: «Se non fosse stato per lui, tu non me lo avresti mai detto».

Clint sospirò pesantemente, ma la sua espressione non mutò. «La prima volta degli Omega è spesso quando sono ancora bambini, non è una novità». Logan ruggì. Non è un Omega qualunque! Si sta parlando della prima volta di mio fratello!». "Non posso ucciderlo, mi serve vivo. Chissà quanti altri segreti mi sta nascondendo e voglio conoscerli tutti, anche se fa male scoprire dopo tutto questo tempo che non potevo realmente fidarmi di lui".

Barton gli diede le spalle. «Se vuoi uccidermi, fai pure; in caso contrario vedi di prepararti in fretta, Tony ci aspetta».

Logan ignorò il tremito delle sue mani e si obbligò a bere, nonostante la sensazione di nausea. "Questa rabbia devo tenerla dentro di me, serbarla per chi ha osato toccare Victor".

Barton uscì dalla stanza e fu raggiunto da uno schiaffo. Sgranò gli occhi, trovandosi di fronte Tony. «Dovresti vergognarti, ha ragione ‘Bad Wolf’. Vic era tuo amico e tu hai permesso che gli facessero del male quando era ancora un bambino».

Clint si massaggiò la spalla, sorpreso dall’espressione furente sul viso di Stark. "Non è comune vederlo così arrabbiato. Non ho paura della morte, ma vederlo così ferito mi fa male. Inizio a provare dei sentimenti di affetto nei suoi confronti? Forse ho cominciato a prendere troppo sul serio questa ‘follia’ di una squadra e di una famiglia, in fondo ho fatto entrare gli Avengers nella mia fattoria, nel mio ‘nido’".

Si allontanò e guardò Tony raggiungere James all’interno della stanza.

Chapter 2: La fine del sogno

Summary:

Una storia con protagonista Howard Stark.
Questa storia partecipa all'attività Tutti i gusti+1 del gruppo Facebook L'angolo di Madama Rosmerta
Fandom: Marvel.
Prompt: Angst 8 Howard Stark
Warning: Past; Steve artista d’animazione; personaggi Peggy Carter e Howard Stark; post-Capitan America, il primo Vendicatore.
Ispirata agli ultimi anni della vita di Walt Disney. Elementi di Iron-man 2 e di Agente Carter, entrambe le stagioni.

Chapter Text

La fine del sogno

 

Howard si sfilò gli occhiali da sole e sospirò, infilandosi nella tasca della giacca di seta.

«Durante gli anni della guerra volevano soltanto film sulla guerra. Ora finalmente stavo riuscendo ad avere un certo successo». Iniziò a camminare avanti e indietro, facendo scricchiolare le sue scarpe di pelle. «Avevo superato il problema dei debiti, le assurde lotte sindacali…».

«Forse se non avessi finto di dargli un sindacato…» lo rimproverò Peggy, i suoi capelli erano diventati bianchi. Howard proseguì, ignorandola: «… Ero riuscito a comprare un’intera isola in cui costruire la mia città del futuro. Proprio ora hanno deciso di farmi chiudere!».

«Senti, non è proprio come chiudere. Il tuo parco a tema rimarrà aperto e gli Studios…» tentò di consolarlo Peggy.

«Quei cartoni animati sono miei!» sbraitò Stark. Peggy lo corresse: «In realtà erano i progetti di Steve». Pensando: "Quando ha tentato di fare un film senza gli esperti è stato un disastro".

«Lui sapeva disegnare, ma sono io che ho trovato i nuovi disegnatori, ho creato una scuola in cui insegnassero il suo stile…» enumerò Stark. Howard, hai registrato le tue chiappe e con Nicholas ho dovuto far sparire il video» gli ricordò Peggy.

Howard sbraitò: «Cosa c’entra! Ogni tanto ho bisogno di svagarmi anche io».

«Non lo fai già abbastanza? Il tuo fegato sta rischiando di ucciderti, ma lo faranno prima i tre pacchetti di sigarette che fumi» fu il rimprovero di Carter.

«Lo so che ho un tumore ai polmoni, ma questo non può allontanarmi dal mio sogno. Voglio creare dei film di animazione» disse Howard. "Però lo hanno preso in tempo, probabilmente riuscirò a sopravvivere. Devo farlo, per vedere mio figlio".

«Li hai fatti, ma non tutti sono stati un successo. L’altra casa di produzione porterà avanti lo stesso sogno» minimizzò Peggy. «Andiamo! Lo fanno perché porta soldi, ma nessuno di loro ha mai visto uno solo dei cartoni animati che produce» ringhiò Howard, con una smorfia di rabbia.

«Howard…» disse Peggy.

«Senti, non voglio dare ragione a mio padre. Fare animazione non è solo una perdita di tempo e di spazio». Fece una smorfia e incassò il capo tra le spalle. «Lui è venuto a visitare le sale d’animazione prima di morire, mi ha fatto notare come tutto quello spazio sarebbe stato meglio adibito se fosse stato un ospedale o un hangar».

«Howard, lo chiudo per quelle voci che girano su di te. Dicono che sei completamente folle, è scritto sulle testate dei giornali» ammise Carter, posando le mani sui fianchi. «Non sono vere!» ruggì Stark. "Mi sento sopraffatto dai giudizi degli altri. Non sono mai stato il migliore, ma sembra che mi attacchi solo quando faccio qualcosa di giusto".

«Sei andato in giro a dire che tuo padre non era morto. Sai che è difficile credere che tu non stia male» ammise Carter. «Non sono impazzito e non ho fatto del male a nessuno. Ho davvero visto mio padre vivo», serrò i pugni. «Tony presto nascerà e voglio che possa vedere i film di suo padre mentre cresce».

«Howard, hai creato lo SHIELD. Concentrati su quella grande creazione. La città del futuro e questi film non sono…» tentò di ribattere Peggy.

«Da Stark? Odio il mio cognome! Mio padre ha potuto seguire i suoi sogni, io invece sono costretto a riaprire la fabbrica di armi» sibilò Howard. «Tu ami quella fabbrica» mormorò Peggy.

«Volevo solo sfidare mio padre, riaprirla perché lui l’aveva chiusa e la odiava. Steve è stata la mia unica arma ben riuscita. Tutto il resto serve solo a fomentare guerre come quella da cui siamo usciti a fatica» disse Howard, gli occhi arrossati. «Steve non era un’arma» lo richiamò Peggy.

Howard fece scricchiolare le ossa delle dita, le unghie avevano lasciato delle mezzelune nella pelle delle sue mani. "Nessuno riesce a capire. Forse dovrei solo diventare lo Stark che tutti desiderano".

Chapter 3: Book of life

Summary:

Questa storia partecipa all'attività Tutti i gusti+1 del gruppo Facebook L'angolo di Madama Rosmerta.
Fandom: Marvel & X-men.
Prompt: Fiaba! AU 3 9 Victor Creed e Tony Stark
Warning: Fairytale!AU; Bookoflife!AU; Tony Stark bambino; favola della buona notte; Omega Verse; Threesome.

Chapter Text

Book of life

 

Tony sbadigliò rumorosamente e affondò la testa nel cuscino, socchiudendo gli occhi.

Creed seduto sulla sedia gli rimboccò le coperte e gli accarezzò la testa, attento a non estrarre gli artigli.

«Mi racconti una favola?» domandò il bambino. Victor si voltò verso la libreria colma di libri, solo alcuni erano delle favole, quasi tutti erano tomi di fisica, chimica e termodinamica. «Penso tu le abbia già lette tutte» gli rispose.

Stark afferrò il bordo della coperta e lo supplicò: «No, una tutta tua. Ti prego».

«Non ho tanta fantasia» ammise Victor con una smorfia. «Per favore. Per favoooore!» implorò il bambino.

«Va bene» cedette Creed, sospirò. «C’era una volta una donna bellissima e due fratelli che litigavano per lei. Uno è coraggioso, un vero soldato. L’altro era un artista, dall’animo sensibile» iniziò la favola.

«Perché non ci stavano semplicemente tutti e due?» venne interrotto da Tony. Creed rispose: «Perché nella nostra società la damigella può sposarne solo uno. Infatti, anche se lei aveva scelto, il padre voleva che sposasse l’altro».

«I due fratelli non potevano mettersi d’accordo e salvarla dal padre? Scappare tutte e tre insieme» domandò Tony. Creed sbuffò. «Forse raccontarti la storia non è stata una buona idea» si lamentò

«No, ti prego. Dai, anche se lo so che lei preferisce quello dolce e alla fine si sposano, nonostante il padre» s’intromise nuovamente il bambino. «Ho capito, tu volevi che si sposassero tutti e due con lei. Va così e buonanotte» disse Creed.

Tony sporse il labbro inferiore. «Faccio il bravo, ma per favore, tu racconta», i suoi occhi si erano fatti liquidi.

«In realtà l’amore per lei era stato una condanna per entrambi. Il coraggioso aveva iniziato a essere crudele e spietato. Voleva possederla e dimostrare la sua forza, usando le sue arti in battaglia. Quello sensibile non volendo essere da meno, aveva deciso di diventare a sua volta un soldato. Perciò lei li aveva consumati nelle fiamme del desiderio» raccontò Creed, assumendo un’espressione più cupa.

«Loro sono due pervertiti e la colpa è di lei? Non è giusto!» si lamentò Stark.

«Senti, sei troppo coinvolto. Ci proviamo un’altra volta» concluse Victor, alzandosi in piedi.

Tony gonfiò le guance e sbuffò. «Va bene, ma voglio sapere come va a finire» si lamentò. Sbadigliò rumorosamente, Victor aspettò che si addormentasse. Gli posò un bacio sulla fronte e lasciò la stanza.

 

 

Victor Creed si affacciò alla finestra e piegò le labbra in un sorriso, il vento faceva ondeggiare i suoi capelli dorati, illuminato dalla luce della luna.

Logan alzò il capo e suonò la propria chitarra, improvvisando alcuni passi di tango.

«Prego Dio di averti al mio fianco e poi poterti abbracciare» cantava. Indossava un vestito da nobile, ma era coperto di polvere. La sua figura si muoveva nelle ombre, mentre le sue dita si muovevano a memoria sulle corde. «Sussurro il tuo nome notte dopo notte e vorrei soltanto poterti sfiorare», il vento gli scompigliava i capelli.

Alcuni pipistrelli si alzarono in volo.

«Se non sei qui manca qualcosa» continuò a cantare.

Creed si sporse dalla balconata, sorridendogli. "Dopo tutti quei discorsi di Alois sul fatto che gli ‘Omega’ devono solo dare agli Alpha come lui dei figli, servirli e riverirli, iniziavo a credere che non sarei dovuto venire. Non aveva niente del bambino a cui ero tanto legato".

Logan continuò: «Combatterò per te fino alla fine»; la sua voce si alzava calda.

"Vorrei poterlo ricambiare totalmente, ma non posso. Anche perché per tutti, persino per lui, sono soltanto un trofeo in palio, da vincere" pensò Victor, le iridi argentee liquide.

«… E tu sarai mia perché sei la mia vita, ma io sarò tuo perché è quello il mio posto» cantò invece Logan. Batté i piedi e dei propulsori gli fecero spiccare il volo, fino a raggiungere il viso dell’altro giovane.

Alois, nascosto nell’ombra, puntò una freccia verso James. Una sferetta laser lo colpì in pieno, ribaltandolo con un grido.

Il piccolo Tony, accucciato dietro un barile, si piegò in avanti ridacchiando; alzò il capo e sorrise guardando James baciarsi con Victor.

"Ci penso io a farli stare insieme!" si promise.

 

Il piccolo Stark nel letto sorrise, abbracciando il cuscino nel sonno.

Chapter 4: La prima strategia

Summary:

Fandom: Marvel & X-men.
Prompt: Kidfic 5 3 Clint Barton e Victor Creed
Memories; soft angst; Fantasy!AU; Crossover X-men e MCU.
Personaggi: Agamotto/Reed Richards; Victor Creed/Alucard; Clint Barton/Cagliostro.
Scritta sentendo: Citizen Soldier - I'm Not Okay.

Chapter Text

La prima strategia

 

Victor aprì il cassetto dove si trovavano gli orologi di lusso e ne prese uno, indossandolo; attento a non togliere il trucco che scuriva la sua pelle. Si legò i lunghi capelli biondi e chiuse il cassetto, aprendo l’armadio, prese una camicia e la indossò sopra la canottiera infilata nei pantaloni del completo, di cui indossò anche la giacca.

Si voltò verso il proprio specchio e sospirò. "Vorrei sentirmi bene, vorrei sentirmi ok. Eppure più passa il tempo, più l’unica parentesi di felicità l’ho vissuta così tanto tempo fa da averla quasi dimenticata".

 

«I-io… Io sono il figlio di un vostro prigioniero. Ve lo ricordate, vero? » domandò Alucard, serrando le labbra fino a farle sbiancare.

Clint sorrise al bambino e gli prese le mani nelle proprie. «Ti ho detto che se avessi attraversato quella porta saresti stato nostro amico. Ricordi? ». Guardò il piccolo dai lunghi capelli biondi annuire, aveva dei canini candidi pronunciati. «Allora non ti devi preoccupare. Gli amici giocano insieme ».

«Che siate pronti o no, arrivo! » gridò un altro bambino. Spiccò il volo, alle sue spalle sventolava un mantello verde e una magia arancione lo faceva levitare. Iniziò a far cadere sopra di loro una pioggia di palle di neve.

«Così non è valido, vostra altezza! » gridò Clint con aria di sfida, dimostrava il doppio degli anni degli altri due. Spiccò il volo, trasformandosi in un falco a due teste, distruggendo tra gli artigli e nel becco le palle di neve.

Alucard iniziò a preparare diverse palle di neve e si nascose dietro un’altra roccia. Iniziò a lanciarle, ma barriere di magia impedivano che arrivassero al piccolo stregone. "Ci vuole una strategia. Ogni volta che colpisco, la barriera sparisce. Quindi... ". Sgranò gli occhi e lanciò una palla di neve contro la barriera e in contemporanea un’altra contro un gargoyle del castello.

Si staccò una piccola valanga di neve che colpì in pieno Agamotto, abbattendolo al suolo. «Vittoria! » gridò Creed, scoppiando a ridere.

Cagliostro atterrò, ritrasformandosi da falco in umano, controllando che Agamotto stesse bene. Il piccolo stregone rideva rumorosamente, il mantello levitava da solo e si stava ripulendo dalla neve.

«Fantastico! » gridò Reed, Clint sorrise. «Sì, è stato divertente ».

 

Victor sospirò, guardandosi allo specchio. "Quei tempi non torneranno, ho smesso presto di essere un bambino" pensò.

Chapter 5: Khonshu

Summary:

Scritta per ‘il mio bonbon’ di L’angolo di Madama Rosmerta.
Fandom: Marvel & X-men.
Prompt: Threesome 5 7 3 Clint Barton/Cagliostro/Montu, Natasha Romanov, Victor Creed
Warning: Prisoner; PWP; non-con; angst; Fantasy!AU; Crossover X-men, MCU con riferimenti a Moon Knight.
Personaggi: Natasha Romanoff; Victor Creed/Alucard; Clint Barton/Cagliostro.
Scritta sentendo: Pegasus Music Studio - Crimson Dawn.

Chapter Text

Khonshu

 

«Natasha… Natasha, non sei in te. Ti devi svegliare!» gridava Creed, cercando di liberarsi dalle manette che lo tenevano bloccato al muro. Erano ricoperte di sigilli dorati luminosi che richiamavano geroglifici egizi. «Barton, svegliati! Tu hai lottato contro quella divinità maledetta, non sei più il suo avatar! Non puoi cedergli nuovamente, sei stato il primo a scacciarla!».

Serrò gli occhi, spezie e oli mischiavano i loro profumi, i balsami con cui avevano ricoperto la pelle del suo corpo ignudo la rendevano vischiosa. A sua volta brillava di riflessi dorati, nonostante la sua cute fosse così pallida da sembrare argentea.

Spalancò la bocca e ruggì, mostrando i canini aguzzi. "Questa non può essere la realtà, ma un’illusione".

«Cagliostro! Ti prego!» ululò, facendo fremere le basette di pelliccia sulle sue gote. I lunghi capelli dorati gli aderivano alle spalle. «Tu sei Montu! Tu sei il semidio che ha cacciato Khonshu per la prima volta» biascicò, la voce gli venne meno.

L’ambiente era illuminato da delle torce, che a loro volta emanavano odore di benzina che andava a mischiarsi con tutti gli altri odori.

Natasha conficcò un pugnale nel fianco di Creed e gli occhi di quest’ultimo divennero bianchi, mentre lei iniziava a leccare il sangue.

Victor pensò: "Non è vero. Deve esserci un inganno, loro non lo farebbero mai. Che sia un sogno magico o un’allucinazione? No, troppo reale. Forse non sono veramente loro, esistono molti modi per ingannare la mente: mutaforma, incantesimi come quelli di Loki, stregonerie e la divinità egiziana della luna è capace di piegare la mente".

Barton li raggiunse a sua volta e premette le sue labbra su quelle di Victor, mozzandogli il fiato. Il fattore rigenerante richiuse la ferita di Victor e Natasha passò ad accarezzargli l’intimità, mentre Clint gli serrava uno dei due glutei rigonfi.

L’arciere indossava una divisa bianca formata solo da bende e alla cintola due pugnali a mezzelune d’oro. Prese il capezzolo di Victor in bocca e iniziò a torturarlo con i denti. Natasha iniziò a stuzzicargli l’intimità con le labbra, con baci lascivi e passò a succhiarla, muovendo agilmente la lingua.

Victor si abbandonò contro la parete di pietra da piramide e si lasciò andare a dei gemiti lussuriosi. Nonostante collo, polsi e caviglie fossero bloccati, cercava di spingere in avanti il bacino.

Clint gli graffiò a sangue i glutei.  

Chapter 6: Allenamento con la Vedova

Summary:

Scritto per ‘il mio bonbon’ di L’angolo di Madama Rosmerta.
Fandom: MCU.
Prompt: Romantico 7 10 Natasha Romanov e Steve Rogers
Warning: Allenamento; Battle; Missing scene; Slice of life; fluff.
Personaggi: Natasha Romanoff; Steven Rogers.
Scritta sentendo: Kelly Clarkson - Stronger (What Doesn't Kill You); https://www.youtube.com/watch?v=Xn676-fLq7I&ab_channel=kellyclarksonVEVO.

Chapter Text

Allenamento con la Vedova

 

Natasha si legò i lunghi capelli rossi in una coda con un elastico grigio e salì sul ring, saltellando sul posto. Indossava un top bianco che si solleva ad ogni suo movimento e dei pantaloncini grigi che le arrivavano sopra le ginocchia di una mano.

«Sei pronto?» domandò a Rogers. Quest’ultimo fece un basso fischio e fu raggiunto da un calcio al viso che lo costrinse a indietreggiare, con un gemito.

«Avanti, non ti distrarre» lo richiamò la Romanoff. Steve si pulì il viso con il dorso della mano e le sorrise. «Chiedo scusa».

Natasha lo raggiunse con dei pugni all’addome, ma il supersoldato lo irrigidì, non sentendo nulla. Natasha lo afferrò per un braccio e lo atterrò con una mossa di judo, lui, caduto a faccia in su, la raggiunse con un calcio e la obbligò a indietreggiare.

Steve si rialzò con una capriola e Natasha puntò al viso con una serie di destri e sinistri, Rogers si spostava rapidamente per evitarli, il suo capo non si fermava mai.

"Se le Vedove Nere mi hanno insegnato qualcosa è che quello che non ti uccide ti fortifica. Questo è solo l’allenamento con un amico, ma non ho nessuna intenzione di andarci leggera. Steve è un ottimo Capitan America, ma si vede che non ha davvero fatto il soldato, devo obbligarlo ad imparare i rudimenti della lotta. Non può continuare a nascondersi dietro lo scudo come una tartaruga!

Lo farò uscire dal guscio, lo voglio al mio fianco".

Steven pensò: "Certo che è un’amazzone guerriera, bellissima e letale! Quei lunghi capelli rossi rappresentano il fuoco che le arde dentro, non potrei imparare da qualcuno più in gamba!".

Chapter 7: Libertango

Summary:

Scritto per ‘il mio bonbon’.
Fandom: MCU & X-men.
Prompt: Gender bender 2 Edward Stark
Warning: Gender bemder; Genderswap; Tango; Slice of life; Dance: TSI; Crossover X-men/MCU; original character.
Personaggi: Victor Creed; Edward Stark.
Scritta sentendo: Libertango (by Astor Piazzolla) for Cello & Orchestra - Metamorphose String Orchestra; https://www.youtube.com/watch?v=FsWP3RsHwPc&ab_channel=HALIDONMUSIC.

Chapter Text

Libertango

 

Creed accarezzò la gamba di Edward e risalì fino al suo fianco, serrandolo stretto e con l’altra mano gli strinse la sua minuta, iniziarono a volteggiare. Le luci della stanza intorno a loro si confusero, gli altri ballerini erano macchie sbiadite ai loro occhi.

Edward faceva ondeggiare i capelli lunghi, Creed affondava il viso nel suo collo ispirandone il profumo, nel danzare la faceva come volare; la differenza di stazza tra i due era notevole.

Edward si liberò e si mise a muovere rapidamente i piedi, le sue gambe sinuose si muovevano così velocemente da rimanere scoperte anche grazie alle vertiginose spaccature del lungo abito rosso che volava.

Gli archi erano rapidi, i musicisti suonavano concentrati fissando avidamente gli spartiti di fronte a loro.

Creed batté un paio di volte le mani e si mise a ballare intorno a lei, le prese la mano e la trasse a sé, facendola cadere sui portentosi pettorali. Edward gli avvolse le braccia intorno al collo e lui le afferrò i fianchi, lei fece un casqué all’indietro tale da sfiorare il pavimento coi capelli. Le labbra di Stark erano piene, i riccioli le incorniciavano il viso accaldato e le sue iridi erano blu intenso.

Victor la raddrizzò, sentiva i seni di lei premere all’altezza del suo ombelico. Le mormorò all’orecchio: «Tu hai uno strano concetto di non dare nell’occhio».

La donna rise e gli accarezzò le labbra, soffiando: «Nessuno penserà che ho cambiato sesso con un incantesimo per intrufolarmi qui, sono troppo innamorati ad innamorarsi di te».

Creed fece scivolare le dita bollenti sulle spalle scoperte di lei, la musica andò sfumando e Edward si portò l’altra sua mano massiccia alla gola; le iridi del mutante brillarono di desiderio. Scosse il capo e abbassò le mani, rabbrividendo nel sentire lei che lo accarezzava, nonostante la camicia.

"Come se da uomo ci fosse qualcuno che non s’innamora di te" pensò Creed, roteando gli occhi. "Il motivo per cui ‘non ballo’, come dice Thor, è che la mia specie è fin troppo portata per dei tanghi che gli fanno perdere la testa e l’anima".

 

Chapter 8: Scribbled notes

Summary:

Scritto per 'il mio bon bon' per la challenge della pagina L'angolo di Madama Rosmerta.
Fandom: MCU & X-men.
Prompt: Fluff 3 7 Victor Creed e Natasha Romanov
Warning: Dialogo; light psycological H/C; Post-Ultron; Crossover; implied Brutasha.
Personaggi: Victor Creed; Natasha Romanov.

Chapter Text

Scribbled notes

 

Natasha si guardò intorno, camminando lungo la spiaggia dalla sabbia bianca, il vento le sferzava il viso, scompigliandole i lunghi capelli rossi. Udì dei passi e si voltò, vedendo Creed avanzare verso di lei.

Victor le sorrise, scompigliandosi i capelli biondi. «Sapevo che ti avrei trovato qui».

Romanov volse lo sguardo e incrociò le braccia al petto, indossava una divisa bianca. Creed le disse: «Non troverai quello che stai cercando qui». "Ho scoperto che si trovava qui da delle note scarabocchiate di Fury. Ormai da mio figlio riesco ad avere le informazioni solo in modo indiretto persino a quando ne fa le spese una persona a cui entrambi vogliano così profondamente bene".

Natasha sospirò. «Eppure i radar hanno visto che qualcosa era caduto in questa zona». Victor ribatté: «I jet Stark non precipitano mai».

La spia russa borbottò: «Allora cosa diamine poteva essere?». "Non certo Ultron, li abbiamo smantellati tutti". «Si trattava di un eterno, sono creature che volano ed è semplicemente atterrata. Qui hanno un affare importante in ballo» spiegò Victor.

«Pensi che Bruce stia bene?» domandò Natasha. Victor le accarezzò la testa, la sua mano era molto più grande della testa di lei. «Certo, Hulk è praticamente indistruttibile». Natasha lo abbracciò e Victor trasalì.

«Tornerà?» domandò, serrando gli occhi. Victor l’abbracciò, cullandola contro di sé. «Tornerà» promise.

La sabbia s’infilava nella sua tuta gialla e nera, tra i capelli e le folte basette. "A costo di andare nello spazio e obbligarlo con la forza. Sei fin troppo simile a me, non sai scegliere le persone da amare".

Natasha riaprì gli occhi e lo guardò in viso, chiedendogli: «Ci facciamo una nuotata insieme, come quando ero piccola», vide Creed annuire e sciolse l’abbraccio. Corse fino al mare, sfilandosi le scarpe, entrata, schizzò il più grande, ridendo.

Victor scoppiò a ridere rumorosamente; si spogliò e si tuffò, dando vita ad un’alta onda.

 

[312].

Chapter 9: Lei è l’uragano

Summary:

Questa storia partecipa alla challenge: ‘il mio bon bon’ di L'angolo di Madama Rosmerta.
Fandom: Marvel.
Prompt: Soulmate! 10 7 Steve Rogers e Natasha Romanov
Warning: Male to female; threesome; soulmates!Au; light sadness; implied Natasha/Clint oneside. Couple: Natasha/Tony/Steve.
Scritta sentendo: Fleurie – Hurricane; https://www.youtube.com/watch?v=nZcf3oXfz5k&ab_channel=Fleurie.

Chapter Text

Lei è l’uragano

 

Natasha guardava Steve intento a colpire il sacco da box davanti a lui.

«Sai, per tanto tempo mi sono domandata come potessi essere soulmates io e te. Ci assomigliamo così tanto da far paura» disse Romanov, infilando le mani nella giacca della felpa. Piegò di lato il capo e continuò: «Io mi tingevo i capelli di rosso, ma altrimenti entrambi avremmo avuto i capelli biondi. Entrambi spaventati da un mondo che non conosciamo, entrambi con delle famiglie smarrite. Io Yelena, tu Bucky».

Steven abbassò le braccia muscolose e sospirò. «… Ed io perdutamente innamorato di Stark. Lui non mi noterà mai». Si voltò verso di lei, aveva gli occhi liquidi. «Dovrei donarla a te la mia anima, noi due siamo destinati a stare insieme».

Natasha lo raggiunse e poggiò le mani su uno dei pugni chiusi di lui, cercando lo sguardo. «Penso che lui sia la risposta, non il problema.

Rogers inarcò un sopracciglio. Natasha proseguì: «Io penso che quell’uomo abbia un animo spezzato, che abbia bisogno di qualcuno che possa armarlo per quello che è. Io voglio salvarlo, Steve».

Rogers arrossì. «Tu sei una donna fantastica e ho sempre pensato che le donne non mi sarebbero dispiaciute» proseguì Natasha. «Penso che lui abbia una decennale esperienze alle threesome».

Steven l’abbracciò e la baciò. «Da quanto lo sapevi?» chiese. Natasha ridacchiò. «Da sempre. Tu da quanto sapevi che Clint mi aveva spezzato il cuore?».

«L’ho capito subito» ammise Steven. "Tony è la nostra seconda possibilità" pensarono entrambi.

"Quando la notte non riesco a dormire è Steve che cerco. Quando ha gl’incubi sono io quella da cui torno. Ed entrambi potremo ricominciare a vivere solo quando i sorrisi di Tony torneranno a illuminare la nostra via" pensò Natasha. Steven le posò un bacio delicato sulle labbra, la maglia madida di sudore.

Le rose blu che avevano sul fianco sbocciarono.

Nella palestra polverosa il sacco continuava a ondeggiare, facendo cigolare la sua catena.

 

Chapter 10: Dreamwalker

Summary:

Questa storia partecipa alla challenge: ‘il mio bon bon’ di L'angolo di Madama Rosmerta.
Fandom: Marvel. Crossover con Fantastic Four.
Prompt: Crack 5 Clint Barton
Ho scelto la coppia Reed Richards/Clint Barton.
Warning: Magic; Fantasy!AU; ispirato a Multiverse of madness e a What if; Reed Richards è Agamotto; Cagliostro è Clint Barton.

Chapter Text

Dreamwalker

 

Le candele si spensero e Agamotto allargò le braccia, altre nere e cadaveriche spuntavano dalla sua schiena a raggera. Tentacoli scivolavano sul soffitto, si accesero dei sigilli demoniaci che brillavano di rosso alle pareti e sulla fronte dello stregone apparve un terzo occhio. Dalle rune del maleficio iniziò a risuonare la melodia di un carillon. Liquami umidicci colavano dagli specchi e creavano pozzanghere sul pavimento di pietra.

Agamotto aprì i suoi occhi normali, le sue iridi erano rosse.

«Stai andando troppo oltre» disse Clint, il vento gli sferzava il viso, accecandolo, e le lacrime di dolore scivolavano lungo il suo viso. «Finirai per dare vita ad un’incursione!».

«Non capisci!» tuonò Agamotto, mentre incanalava spiriti dannati nel suo petto. Spalancò la bocca e con un raggio arancione fece apparire un insetto gigantesco che inglobò dentro di sé, s’intravedevano nel suo petto ali di pipistrello e altri tentacoli. «Ho quasi trovato il modo per riportare indietro il mio Alpha!».

Clint serrò il pugno e cercò di camminare verso di lui, il vento si faceva sempre più forte e il petto gli doleva. «Mio signore, siete il più potente dei Dreamwalker, ma neanche voi potete resistere a tanto senza pagare un prezzo troppo alto!».

Agamotto ruggì e si spalancarono delle ali da drago sulla sua schiena, le scaglie emanavano energia nefasta. Clint cadde carponi, vomitando sangue nero, iniziò a sgorgargli anche dal naso e dalle orecchie, assordandolo.

Agamotto se ne accorse e le lacrime iniziarono a solcare il suo viso. "Non voglio fargli del male! Io lo amo" pensò. «Vattene!» ordinò.

Una gemma iniziò a brillare sulla fronte di Cagliostro, intorno a lui i sigilli scomparvero. Clint si trasformò in un gigantesco falco a due teste, in una pioggia di piume, volò fuori dalla finestra, lanciando un grido acuto.

«Cagliostro! Aspetta! Non intendevo via da qui! Intendevo fuori dalla stanza!» gridò Agamotto, interrompendo l’incantesimo. Cercò di correre verso la finestra, ma il suo corpo collassò, iniziando a sciogliersi.

"Avevi ragione tu, mi stavo annientando… Hai sempre ragione tu…" pensò lo stregone. Raggiunse la finestra e iniziò a recitare delle formule, tornò nuovamente corporeo, ma perse i sensi.

Clint atterrò su un tetto, tra le zampe il suo scettro a due teste, entrambi di coccodrillo, che emanavano energia violetta. Scosse una delle due teste, riprendendo il respiro; l’altra beccò la prima, schioccando il becco infastidita.

«Dobbiamo tornare indietro, penserà che l’ho abbandonato» si disse Clint, spiccando nuovamente il volo. Un lampo illuminò il cielo.

"Oh no, questa è la mia occasione per separarvi per sempre. Il tuo corpo serve a me" risuonò la voce di Khonsu nella sua mente. Clint venne posseduto, ritornò umano e gli apparve un completo violetto, con delle bende ad avvolgergli le braccia e la gemma che brillava sulla sua fronte.

Konshu saltò giù dal letto, atterrando su un cespuglio e corse via, allontanandosi dal castello, attraverso la brughiera di Latveria. In lontananza, nel cielo, si vedevano altri castelli volanti.

Il sole era oscurato da delle pesanti nuvole e aveva iniziato a piovere, fulmini e lampi illuminavano l’ambiente. La pioggia si abbatté sulle grandi montagne, in esse erano ricavate i volti dei sovrani, tutti indossavano la maschera di metallo.

Chapter 11: Spettatore involontario

Summary:

Questa storia partecipa alla challenge: ‘il mio bon bon’ di L'angolo di Madama Rosmerta.
Fandom: Marvel e X-men.
Prompt: AU 8 4 Howard Stark e James Logan.
Ho scelto la coppia James Logan/Ororo.
Warning: Soulmates!AU; what if Howard Stark non è morto.

Chapter Text

Spettatore involontario

 

La stanza era in penombra, in un angolo vi era un vecchio proiettore e l’ambiente era in parte celato dal fumo di una pipa.

Howard si abbandonò nella sua poltrona, sorseggiando un bicchiere di liquore e gettò indietro la testa. "Non ho mantenuto il patto con Creed, non ho controllato suo fratello. Ho commesso tanti errori: errori di gelosia, errori dettati dall’invidia o errori di stupidità".

Accese il televisore e attivò le telecamere nella scuola di Xavier, nella camera di Logan.

"Però posso sempre rimediare. Vediamo un po’ cosa combina il ‘famoso Jimmy’" pensò.

 

Logan sussurrò: «Lo sai che stiamo sbagliando, vero?». Piegò di lato il capo, osservando Ororo rimanere solo in intimo bianco, dello stesso colore dei suoi capelli corti, che risaltava sulla sua pelle scura. «Rischiamo di condannare il mondo e… Non voglio che ti succeda niente. Impazzirei in quel caso».

Ororo si slacciò il reggiseno e lo raggiunse, James era seduto in poltrona. «Se non rischi mai per amore, non potrai veramente riscrivere la storia disse e gli prese la mano nella propria. Il destino è contraddittorio, ci vuole insieme e ci divide».

Wolverine vide che la giovane gli sistemava la mano su uno dei seni e lo strizzò; si lasciò andare a un verso di piacere gutturale. Ororo si mise seduta su di lui, giocherellando con l’accenno di barbetta incolta.

«Mi rendi insano» sussurrò Logan, passandogli la mano tra i capelli. La trasse a sé e la baciò, piccoli fulminelli azzurrini comparvero nella stanza, sfrigolando.

Una spessa superficie di ghiaccio teneva bloccata la porta.

«Ottimo, almeno mostri ciò che sei realmente» gli disse Tempesta all’orecchio. Gli prese una mano e premette, facendo uscire gli artigli. Logan le massaggiò i seni e il piacere provocò delle raffiche di vento che ribaltarono dei mobili.

«Dovremmo saperci controllare. Diamo un pessimo esempio ai nostri studenti per quanto riguarda il tenere a freno gli ormoni» borbottò Logan. Tempesta gli slacciò i pantaloni e notò che era già eccitato. I nostri ragazzi sono quasi tutti in quel campo scuola estivo con Scott, stanno divertendosi a fare i giovani boy-scout.

«Summers ci chiamerà per qualche disastro, vedrai. Allora dovremo prendere il jet per andare a salvarli» borbottò Logan e rabbrividì, sporgendo il bacino, sentendo le dita di lei che gli accarezzavano il ventre, seguendo la linea dei muscoli.

Ororo creò un sottile strato di brina sulla peluria castana del suo petto. «Meno male che guido io, perché tu soffri di mal d’aria ogni volta che metti piede a bordo». Gli mordicchiò l’orecchio e Logan le leccò le labbra. Amo volare insieme a te mormorò Tempesta.

Logan fece una risata roca, puzzava di birra e fumo. Fece scivolare le mani coperte di calli dai suoi fianchi sinuosi fino ai suoi glutei sodi e li palpeggiò. «Tu sei l’unica con cui volare potrebbe anche non dispiacermi». Le morse il labbro inferiore e lo succhiò rumorosamente, Tempesta gli pizzicò un capezzolo.

Logan le morse il collo e le serrò le mani intorno alle spalle, lei iniziò a stuzzicargli dolorosamente il membro, muoveva le dita lentamente per eccitarlo, aumentava la velocità fino a farlo quasi venire e smetteva.

«Di solito sei un signore romantico con le tue amanti» gli ricordò Tempesta. Logan le leccò il dorso della mano e scese a mordicchiare fino all’avambraccio, guardandolo lussurioso negli occhi. «Tu non sei una delle mie signore, tu sei la mia tempesta» disse roco.

Ororo lo baciò con foga, intrecciando le loro lingue. «Anche tu mi fai impazzire» ammise Tempesta, stuzzicandogli la punta del membro con l’indice. Si sporcò le dita di pre-cum.

«Allora scatenati» la sfidò Logan.

 

Howard, rosso in volto, spense la telecamera. "Penso che questi siano affari loro, ma ammetto che è stato difficile non guardare. Capisco Victor, ‘il ghiottone’ è veramente ipnotico e sensuale".

Chapter 12: Wolf Within

Summary:

Questa storia partecipa a ‘Il mio bonbon’ di L’angolo di Madama Rosmerta.
Fandom: MCU.
Prompt: Lemon 9 1 Tony Stark e Peter Parker
Warning: Age difference; implied underage sex; Teacher-Student Relationship; Lemon.
Questa storia partecipa alla Corsa delle 48 ore - V Edizione di Torre di carta.
Prompt: 01. Tramonto.

Chapter Text

Wolf Within

 

«Voglio solo che lei capisca che io non sono un semplice ragazzino, non mi veda per sempre in quel modo» disse Peter, steso sul letto inferiore del letto a castello, su un fianco, con le gambe abbandonate sul lenzuolo e un braccio piegato dietro la testa per tenerla sollevata. La luce aranciata del tramonto gl’illuminava i capelli di riflessi color ambra, la pelle aveva le sfumature di un topazio imperiale e gli occhi erano degli opali di fuoco.

Iron-man giocherellava con il suo orologio, al cui interno si agitavano le nanotecnologie dell’armatura. «Potrei avere l’età di tuo padre, forse di tuo nonno, ragazzino gli fece notare con voce rauca.

Parker scattò in avanti, il corpo massiccio e muscoloso in tensione. «Però se ha accettato il mio invito questa notte vuol dire che non sono solo questo per lei». Si alzò in piedi, indossava solo dei boxer a righe. «Lo so che lei pensa che sia sbagliato, ma tra queste mura può essere se stesso. Lì fuori nessuno lo saprà mai, nessuno la giudicherà».

Stark chiuse gli occhi e si massaggiò all’altezza degli occhi, il suo respiro risuonò roco per tutta la stanza. «Gliel’ho detto, zia May non tornerà prima di un paio di giorni dal suo viaggio con Happy».

La luce del sole invadeva l’intera camera, quasi accecando il più grande, dando all’intero mobilio una tonalità non dissimile alla tormalina all’arancia; solo il metallo risultava con una colorazione più vicina al rubino.

Tony, con mano tremante, accarezzò il petto di Spider-man, sentendolo in tensione sotto le sue dita, scivolò fino al suo capezzolo. Parker sussultava, strusciando i piedi sul posto, i muscoli sotto sforzo e le mani in fibrillazione mentre gli abbracciava i fianchi; si liberò dei boxer.

Stark lo afferrò per le spalle muscolose e lo obbligò ad avvicinare il viso al suo, traendolo a sé. La figura di Stark si rifletté nelle iridi di Peter.

«Sei troppo simile a me, non fare i miei errori. Non sacrificarti per tutti e non diventare cinico» bisbigliò Tony. Peter inarcò un sopracciglio e l’altro lo baciò, premendo con forza le sue labbra contro quelle dell’altro; il più giovane gorgogliò, lasciando che la lingua del più grande lo assaltasse.

Tony gli mordicchiò il labbro inferiore e con una mano iniziò ad accarezzargli i glutei; Parker strusciò impaziente il bacino contro di lui, man mano che le loro virilità si facevano più evidenti. Alcune gocce di pre-cum sfuggirono al più giovane.

Il sole veniva via via a mancare, inghiottito dai palazzi e l’oscurità prese piede nella camera.

 

Chapter 13: Attento a ciò che desideri

Summary:

Scritto per l'esercizio periodico: 'in your stile' di Fondi di caffè - il tuo scrittoio multifandom.
Link: https://www.facebook.com/groups/1056553791794044/?multi_permalinks=1179940716122017&hoisted_section_header_type=recently_seen
Questa storia partecipa a ‘Il mio bonbon’ di L’angolo di Madama Rosmerta.
Fandom: MCU.
Prompt: Het 8 Howard Stark
Personaggi: Howard Stark, Original female character
Warning: Light angst; comedy; short one shot; notte di pioggia

Chapter Text

Attento a ciò che desideri

 

Due figure erano intente a fissare il cielo stellato, i bagliori nel cielo si confondevano con quelli delle lucciole che volavano tutt’intorno.

Howard ingoiò uno sbadiglio e posò la testa sulla spalla della giovane donna, accarezzandole la coscia soda. «Il lavoro che fai è davvero importante per la società, io non riuscirei mai a svolgerlo» le sussurrò all’orecchio, mordicchiandole il collo. La sentì ridacchiare e pensò: "Anche perché non vorrei mai avere a che fare con tutti quei bambini".

Le accarezzò il braccio, allontanandole una treccina mora. "Con mio padre rischiavo sempre di finire rapito, squartato da qualche serial killer, eliminato da un raggio laser o disperso in un’altra dimensione, ma almeno non ero bloccato in una vita vuota come questa". Le prese la mano e le posò un bacio sulla punta delle dita, fece un ghigno affascinante e lei rispose con un’espressione languida.

«Sono solo una maestra d’asilo» disse lei, accarezzando il viso di lui e passando il pollice sui suoi baffi. «Non sono certo un’inventrice affermata in tutto il mondo». La risatina di lei era cristallina, quella di lui più gutturale.

Howard se la fece sedere sulle gambe, l’odore di umidità ed erba impregnava l’aria della radura al centro della foresta. Il cielo venne illuminato da un fulmine e si udì un rombo di tuono in lontananza.

Lei rabbrividì e si aggrappò alla camicia di lui. «Sono solo due gocce d’acqua» la rassicurò, mentre le gocce di pioggia iniziavano a cadere.

«Preferisco tornare in macchina» lo pregò la giovane. Stark roteò gli occhi, rimettendosi in piedi e la rassicurò, dicendo: «L’abbiamo parcheggiata qui vicino, ci arriviamo subito». La giovane donna annuì e lui si mise a correre, iniziò a seguire il percorso formato da dei ciottoli, la pioggia si fece battente, accecandolo; accelerò il passo, si sfilò la giacca e se la mise sulla testa.

«Non capisco, la strada dovrebbe essere questa» disse. Gli sembrò di passare per la terza volta vicino allo stesso masso. «Non mi ero inoltrato così tanto! Ne sono quantomeno sicuro!» sbraitò, con una mano continuava a tenere la giacca e con l’altra gesticolava. Il freddo lo portava a tremare sempre più forte e si scoprì a deglutire sempre più spesso, il respiro veloce e il battito cardiaco accelerato. "Mi sento così ‘solo’, così abbandonato"; socchiuse gli occhi. "Non mi succedeva da tanto tempo, come vorrei avere una buona bottiglia di liquore o Jarvis con me. Sì, soprattutto J., lui saprebbe cosa fare".

Si voltò e impallidì, non vedendo nessuno.

«Laura!» chiamò. Scosse la testa e riprovò: «Giulia?! Angela?! Sarah?! Lilian?!» continuò a tentare, alzando la voce sempre più forte. "No, sono convinto fosse un nome con la L. Dove diamine si sarà cacciata?" si domandò, allontanandosi dall’acciottolato.

Cercò di ripercorrere la strada a ritroso, gemette sbattendo un fianco contro un ramo; la pioggia non cessava e il buio rendeva ancora più intricata la vegetazione che si trovava davanti, fu costretto a cambiare strada una volta perché si trovò un fiumiciattolo sul cammino e un’altra perché vi erano dei rovi spinosi.

«Lilian! Laura! Lisa! Lucia! Laura!» tentò diversi nomi con una nota di panico sempre maggiore nella voce. Cadde in ginocchio, tremante, con le lacrime agli occhi. «MAESTRAAAA!» ululò. S’infilò la mano in tasca e vide che il suo comunicatore era scarico, le sue dita erano intorpidite e i suoi capelli gocciolavano, rivoli d’acqua scivolavano lungo il suo corpo sotto i vestiti fradici. "Avrei dovuto creare qualcosa per farmi localizzare in situazioni come queste" pensò, accucciandosi a terra in posizione fetale. Le ombre degli alberi intorno a lui si stagliavano minacciose illuminate dalla luce continua dei fulmini, il terreno sotto di lui era fangoso e vi affondava. "La pioggia dovrà finire, a quel punto le stelle dovrebbero rischiare il luogo, e ritrovare la via dovrebbe diventare fattibile" si rassicurò, tossendo.

Iniziò a vedere sfocato, ansimava rumorosamente e la pioggia gli finiva in bocca insieme a una buona dose di lacrime e muco. "Se quella ‘tipa’ non torna a casa verrò accusato di omicidio, probabilmente. O di sequestro di persona, se mi va bene! Il mio buon nome sarà rovinato!", tossì più forte. "Come mi è venuto in mente di invitare una simile sciocchina?! Posso meritare di meglio, in fondo ho una delle fabbriche d’armi meglio avviate d’America".

«Giuro che se torno a casa vivo prendo il coraggio e invito Carbonel. Maria sì che è una gran donna, intelligente e ‘caliente’, per non parlare dell’importanza di suo padre…» iniziò a dire, mentre si abbandonava all’incoscienza.

Si riprese riaprendo gli occhi di scatto, cercò di alzarsi a sedere, ma il suo corpo non rispose. La luce lo accecò, il suo corpo gli doleva e sentiva dei rumori ritmici.

Batté le palpebre e, abituandosi al bagliore, riuscì a scorgere che si trovava in una stanza, dedusse d’ospedale. Gemette e riconobbe la giovane donna seduta accanto al suo letto.

«Sono io… Sono Liberty» gli disse, facendogli un sorriso raggiante. Howard fece un affaticato cenno del capo, pensando: "Iniziava con la L. Avevo ragione!".

Liberty lo rassicurò dicendo: «Va tutto bene, sei fuori pericolo adesso. Ci siamo persi di vista». Sospirò pesantemente. «Scusami, è tutta colpa mia, non avrei dovuto lasciarmi prendere dal panico, insistendo per andarcene subito. Ho trovato la macchina, tu non c’eri, ma fortunatamente sono passati due campeggiatori e ho chiesto il loro aiuto».

«I soccorsi sono arrivati in tempo» disse Howard e si sorprese della propria voce gracchiante; Liberty annuì lentamente.  

Chapter 14: I won't let go

Summary:

Questa storia partecipa alla challenge: ‘il mio bon bon’ di L'angolo di Madama Rosmerta.
Prompt: Death 3 6 Victor Creed e Agamotto
Fandom: MCU & X-men.
Warning: Fantasy elements; implied past MCD; implied resurection; immortalità; memories; past friendiship; songfic; crossover.
Canzone: Right Here di Ashes Remain.
Testo canzone: https://testicanzoni.rockol.it/testi/traduzione-di-ashes-remain-right-here-17715775

Chapter Text

I won't let go

 

Reed si sedette ai piedi del divano dove era accomodato Creed. Quest’ultimo chinò la testa e inarcò un sopracciglio, inspirando l’odore dell’altro. «Ci conosciamo?» domandò.

Richards incassò il capo tra le spalle e incrociò le braccia al petto. «No» mentì. "Senza i miei poteri, non sembro neanche più io. Ho cambiato aspetto e modo di fare, è improbabile che persino ‘lui’ possa riconoscermi".

Victor schioccò la lingua sul palato. «Ti ho visto in televisione. Sei quello che si allunga, vero?». Reed annuì. «I mutanti acquisiti mi piacciono poco più degli umani, non puoi sederti altrove?» chiese Creed.

Reed incrociò le gambe e posò le mani sulle ginocchia. «Ho sentito parlare molto di lei da Ben» mormorò.

«Da quel tipo?» ringhiò Victor e si alzò in piedi di scatto, con una smorfia sul viso, dalle sue labbra s’intravedevano i canini aguzzi e ricurvi.

Reed lo guardò negli occhi. "Le tue iridi grigie sono come le ricordavo, un mare in tempesta. Ricordo ogni lacrima che hai pianto, quando eravamo bambini. Il dolore e le cicatrici ti hanno reso insensibile, ma per me sarai sempre il ragazzino che coltivava le rose sotto la mia finestra". Creed estrasse gli artigli.

«Sì, ha tradito anche me. Raramente ho fortuna con i migliori amici» disse Reed con tono atono. Victor dilatò le narici, pensando: "Se non avesse un odore così famigliare, gli avrei già staccato la giugulare a morsi". Ringhiò: «La casa è grande, vai altrove».

Richard si alzò in piedi.

"Chissà se rammenti quando sei morto la prima volta. Non sapevi di essere immortale quel giorno in cui un gruppo di ribelli ha tentato di tagliarmi la gola e sei stato trafitto. Usciva così tanto sangue e non ricordo di aver mai pianto così tanto come in quella occasione.

Quando è morto mio figlio, anche io ero stato forgiato dalle paure e dalle menzogne che questo mondo mi ha raccontato pensò. Volevo solo conoscere l’eroe di cui parla sempre Johnny. Lei è stato il primo mutante riconosciuto a mettere piede sulla luna".

Creed sbuffò sonoramente. «Stark, sono tutti cocciuti e insopportabili quanto te in questa casa?! Lo capite il concetto che posso farvi fuori?!» sbraitò. Richards chiuse gli occhi e sorrise. «Non siamo molto bravi a tenerci cara la pelle» ammise.

Victor scrollò le spalle massicce e si allontanò. Reed chiuse i pugni, i suoi occhi erano liquidi. "Come re ho dovuto rinunciare a te e con il tempo ho perso tutto, persino me stesso. Ora ricordo chi sono e non ci sarà un regno di mezzo. Sarò qui e ti aiuterò, questa volta ti proteggerò e ti sosterrò anche se dovesse cadere il cielo" promise.

Stark si affacciò dalla cucina e disse: «Siamo Avengers, più o meno, comunque chi non lo è lo sto arruolando adesso. Noi vendichiamo, questo vuol dire che pensiamo così poco alle conseguenze che facciamo succedere le cose».

«Stark, non farci sembrare degli irresponsabili!» sbraitò Rogers. Tony scherzò: «Siamo ‘responsabilissimi’, Cap. Infatti nessuno ha dato un cacciavite a Richards».

Reed fece una risatina. «Hai le tue ragioni».

"Troverò il coraggio di dirti chi sono, potrai darmi la mano e ti aiuterò a ritrovare la speranza, puoi stare certo che sarò in piedi a combattere a costo di morire io per te, questa volta.

L’alba della mia vita sembra così lontana. Però resterò in piedi fino al mattino e dirò a Clint che lo amo, che gli mostrerò la via per tornare a casa. Quando crollerà e mostrerà la sua anima spezzata, la rimetterò insieme" giurò, mentre Creed usciva dalla stanza.

Chapter 15: Beta Clint

Summary:

Fandom: MCU & Fantastici 4.
Personaggi: Reed Richards/Agamotto, Lara Barton, Clint Barton.
Warning: Fantasy elements; dark fantasy; ABO; immortalità; stregone; Omegaverse; Beta Clint; crossover.
Prompt: Dark 5 6 Clint Barton e Agamotto

Chapter Text

Beta Clint

 

Fuori dalla finestra del castello pioveva ininterrottamente e alcuni fulmini illuminavano il cielo plumbeo.

«Io non sono un omega e non tollero di essere trattato come tale. Dovrebbe smettere di fare il bambino con me, una buona volta, e iniziare a fare l’uomo con i suoi sottoposti» si lagnava Clint, intento a tagliare dei rametti con un coltellino svizzero. Indossava una lunga tunica nera da stregone macchiata di sangue.

Bobbi, al suo fianco, gli disse: «Lo sai com’è fatto il nostro alfa».

«Io sono un beta! Se lo ricordasse ogni tanto» si lamentò Clint, serrando i glutei che gli facevano male; sotto il colletto aveva segni di morsi e un succhiotto.

Bobbi gli ricordò: «… Ed io una delta, ma invece che essere a caccia costruisco con te i nidi per i nostri figli», intrecciava i rametti tagliati da Clint.

«Ti faranno santa» scherzò il marito. Il gigantesco nido aveva al suo interno mobili, decine di cuscini e un materasso. Bobbi ribatté: «Probabile. Però santificheranno anche Natasha, visto che ti sopporta».

«Lei no. Sua sorella Yelena ci prova con Kate e lei non fa niente per impedirlo» brontolò Clint. Afferrò delle canne di bambù e le tagliò per renderle più piccole.

«Fanno benissimo a stare insieme, invece. Sia Kate, che Yelena, che Natasha sono umane, in fondo» mormorò Bobbi, scrollando le spalle. Clint disse polemico: «Beh, io no e questa situazione è insostenibile… Agamotto è giovane e l’ho giustificato per questo, ma adesso esigo che inizi a comportarsi come si conviene».

«Ecco che ricominci a borbottare» gli fece presente la moglie. Conficcò dei pezzi di bambù tra i rametti e ve li intrecciò intorno, alzando le alte mura di legno del titanico nido.

«Se continua a far marchiare a me i suoi omega, finirò per avere io dei cuccioli con loro al suo posto» fece presente Clint. "La ‘principessa’ è il suo omega, ma lui non riesce proprio a gestirla!".

«Smettila di fare il melodrammatico. Lo sai che è improbabile. Voi Beta siete immuni ai feromoni di Alfa e Omega anche quando questi sono in calore e cercano di sedurvi» lo tranquillizzò Bobbi. Notò che un armadio accatastato su delle scrivanie dentro il nido stava cadendo, vi saltò dentro e utilizzò la sua forza inumana da mannara per spostarlo.

«Io non sono immune al mio Alfa» brontolò Clin, continuando a tagliare.

Bobbi utilizzò una scarpiera e uno sgabello per puntellare l’armadio, tenendo salde le barricate. «Perché ne sei innamorato e gli sei fedele, gli ormoni non c’entrano niente» ricordò al marito. Clint gemette: «Bah, mi viene il mal di testa», massaggiandosi la fronte.

Bobbi spiccò il volo e gli atterrò alle spalle, abbracciandolo. «Vedi di non deporre tu delle uova con il tuo Alfa» scherzò, posandogli la guancia contro la schiena.

«Lara, non può succedere! Lui è un drago, io un falco…» bisbigliò Clint, rosso in volto. Lasciò che lei gli accarezzasse il petto muscoloso, tenendogli le braccia avvolte intorno ai fianchi.

«… Ed io un gufo, ma abbiamo tre figli» gli ricordò la moglie.

Clint sbuffò sonoramente. "Conoscendo Agamotto, sarebbe capace lui di deporre le uova con qualche entità astrale evocata" pensò con una smorfia.

Chapter 16: Completo potere

Summary:

Fandom: MCU.
Personaggi: Steven Rogers; Howard Stark.
Warning: Post-siero; Capitan America il primo vendicatore; pwp; flash-fic; sex; feticismo per le foto.
Prompt: Erotico 10 8 Steve Rogers e Howard Stark

Chapter Text

Completo potere

 

Steve premette il viso contro le braccia, la sua pelle era accaldata, la sua bocca socchiusa dava vita a bassi gemiti lascivi e la saliva colava dalle sue labbra.

Howard gli teneva le gambe sollevate all’altezza della propria vita e lo penetrava con movimenti secchi, si udivano dei rumori simili a schiaffi quando il suo bacino si abbatteva sulle natiche di Rogers, che sentiva i muscoli in tensione.

Howard andava a fondo, godendosi lo spettacolo dell’altro che si dimenava sul pavimento, i capelli di Steven erano aderiti al suo viso, tranne il vaporoso ciuffo biondo cenere.

Sul tavolinetto rettangolare della stanza era posato un bicchiere di vino in parte vuoto, una cravatta spiegazzata, un posacenere colmo di sigarette e una macchina fotografica, non v’era punto della stanza dove non vi fossero lastre e foto in bianco e nero.

Steve venne, sporcando il pavimento di sperma, la sua pelle era liscia a causa del suo sudore. Howard lo continuò a prendere, cercando di trovare il punto più sensibile.

Raggiungendo l’apice, si liberò dentro Rogers che ululò di piacere, arricciò i piedi e gettò indietro la testa, in una cascata di goccioline.

Howard lo liberò e gli posò le gambe a terra, si sedette su di lui ancora steso riverso sul pavimento. Gli accarezzò le spalle rese massicce dal siero. «Ti ‘ho fatto’ proprio bene» si congratulò, guardando i suoi occhi bianchi, le labbra rosse e tese.

Steve si addormentò sotto le carezze dello Stark che, alzatosi in piedi con le gambe tremanti, recuperò la macchina fotografica, approfittando per immortalare l’amante incosciente.

Chapter 17: Credere

Summary:

Warning: Edward Stark è il nonno di Tony Stark; Agamotto è Reed Richards e lo Stregone Supremo prima dell'antico; multiverso; dreamwalker; crossover.
Prompt: Hurt/Comfort 2 6 Edward Stark, Agamotto

Chapter Text

Credere

 

Le alte guglie del castello volante coprivano la luna, gli stendardi sfioravano delle dense nuvole e sorvolavano l’acqua scura dei grandi laghi latveriani.

Nella stanza da letto del sovrano diverse candele erano accese, ma da quelle spente si alzavano dei fili di fumo, avevano colori che andavano dal nero al viola. Sulle pareti bocche di pietra deformi dalle lunghe lingue e scritte col sangue in pentacoli che brillavano di luce porpora.

Agamotto era seduto per terra, segni di graffi sul viso e un morso che si stava infettando sul braccio. Gli spiriti dei morti si fanno sempre più forti e irrequieti. "Desiderano divorare l’anima di questo dreamwalker, ma non ho nessuna intenzione di cedergli" pensava.

Edward era seduto di fronte a lui, intento a disinfettare il taglio e a gettargli dei sali benedetti in modo da depurarlo. Agamotto strinse i denti per il dolore quando Edward iniziò a fasciarlo con delle bende candide.

«Mi sono davvero preoccupato per te. Sono contento che fossi in zona per gli allenamenti, così sto potendo curarti» disse Edward con voce rauca. Il pavimento su cui erano accomodati era formato da grandi lastroni di pietra arenaria.

Agomotto ridacchiò, rispondendogli: «Ho visto di peggio, questo è solo un graffio».

«Il fatto che tu sia uno stregone, non vuol dire che sia normale farti del male» borbottò Edward, facendo un nodo alla fasciatura. «Le persone che tengono a te non ti proteggono?».

Agamotto distolse lo sguardo. «Anche se tieni a qualcuno, se sei suo sottoposto obbedisci agli ordini» mormorò.

Stark gli prese le mani nelle proprie e cercò i suoi occhi, vedendolo arrossire. «Beh, io sono uno Stark, nessuno può darmi degli ordini». Si sporse in avanti e proseguì: «Lo so che la mia famiglia non si è sempre comportata al meglio con te, nonostante quello che hai fatto per noi, ma io voglio occuparmi di te».

Agamotto sentì l’odore muschiato dell’altro pungergli le narici. «Sicuro che non vuoi solo conquistarti la mia fiducia per tradirmi?» bisbigliò, lasciandogli le mani e passandogliene una tra i lunghi capelli ricci. Edward rispose: «Questo sta a te deciderlo».

Agamotto fece un sorriso storto. «Ci sono menzogne a cui fa piacere credere. Un bambino non sceglierebbe mai di smettere di credere a Babbo Natale se sapesse che questo vuole dire che non avrà più alcun regalo».

Edward lo abbracciò e lo fece accomodare sulle sue gambe, Agamotto si adagiò contro il suo petto. «Non pensi che ti terrò al sicuro?» soffiò Stark, posandogli un bacio sul collo.

"Ho fatto patti con demoni, ma so che questo è molto più rischioso" pensò Agamotto. "Solo che… Non credo m’importi. Tutti vogliono solo qualcuno che possa amarli e io mi sento così solo da così tanto tempo"; chiuse gli occhi e si lasciò cullare.

Chapter 18: Sono qua un'altra volta

Summary:

Warning: Song-fic; angst; litigio; canonical character death; post-Endgame.
Song-fic su: Shade e Federica Carta - Senza Farlo Apposta;.
Prompt: Song-fic 5 4 Clint Barton e James Logan

Chapter Text

Sono qua un'altra volta

 

 

Logan stringeva un’ascia con entrambe le mani e la abbatté sul pezzo di legno, tagliandolo in due. Il vento faceva stormire la foresta, ma udì un fruscio differente e lasciò andare l’arma, estraendo gli artigli.

«Posso sapere perché non ti sei fatto sentire?» si sentì domandare e si voltò, trovandosi davanti Clint. «Magari avremmo avuto bisogno di te contro Thanos».

Logan digrignò i denti, ribattendo: «Non era l’unica minaccia, lo sai?».

Barton gli si avvicinò, facendo ondeggiare l’arco sulle sue spalle. «Non mi hai chiamato per anni. Non ti ho dato il mio numero?» gli chiese.

«Ho il tuo numero, ma non ti chiamo» fu la risposta di James. «Sei qui solo perché vuoi qualcosa da me?».

«Fidati, non è quello» disse Barton. Aveva i capelli tagliati in una cresta tinta di viola. Logan ruggì: «Non ci credo ai tuoi fidati».

«Hai la luna storta perché c’è la luna piena?» domandò Clint. Logan espirò dalle narici, oltre la foresta s’intravedeva la facciata della scuola di Xavier. «No, non mi rispondere. Scusa, ma non me ne importa davvero».

«Cosa vuoi?» ringhiò Wolverine. Barton lo guardò in viso, notando l’accenno di barba. "Come sei cambiato. Da quando hai saputo il vecchio rapporto tra me e Victor, il nostro legame si è deteriorato. Prima facevi monologhi e ora parli a monosillabi".

«Ti devo parlare» disse Clint. «Se è di mio fratello che mi vuoi parlare, risparmia il fiato. Ho finito l’autonomia per sopportare ogni tua bugia, come le sue. Se potessi cancellerei ogni ricordo della mia mente, come quando svuoto la cronologia del cellulare» fu la risposta di Logan.

Che pensava: "Lui è troppo bello per essere vero, ma anche per essere mio".

Clint si schiarì la voce e rivelò: «Non volevo dirtelo così, ma non mi lascia altra scelta» disse Clint, posando l’arco contro un albero. Natasha è morta».

"Grazie di avermi dato il mio panico quotidiano e mi raccomando non farmi mai mancare i lutti per ciò che amo" pensò Logan, sentendo gli occhi bruciare. «Come?» domandò, iniziando a tremare. «Cos’è successo?! Lei…».

Clint pensò: "Pian piano ogni cosa si rovina, anche noi stessi. Lo sapevo che non poteva sopportare questa notizia, come me, ma l’avrebbe comunque saputo. Meglio lo sappia da me".

Si dice che si capisca il valore di una persona quando la perdi, ma tu probabilmente non l’hai capito lo stesso» ruggì Logan, incassando il capo tra le spalle.

«Non puoi dire questo. Lo sai quanto tenessi a Natasha!» si alterò Clint. Logan gli puntò gli artigli alla gola, ribattendo: «Perché è morta?! Dimmi che tu non ne sei la causa».

Barton distolse lo sguardo e indietreggiò. «Sai quanto fosse testarda, non ho potuto impedirlo».

«Come cazzo è successo?!» tuonò Logan e cercò di colpire Clint al petto, Barton scansò per evitare l’affondo. Si è sacrificata al posto mio per ottenere la gemma dell’anima».

«Ti diverti a giocare con le persone! Non avresti dovuto coinvolgerla in tutto questo!» sbraitava Logan. Clint rotolò e recuperò il suo arco. «Io sarei morto al suo posto, lo sai» gemette.

Sentì lo spostamento d’aria prodotto da un’artigliata diretta al suo collo che evitò.

«Sentirmi prendere tutta la colpa ti farebbe stare meglio?». Pensando: "Avevo detto che gli sarei stato lontano, che non gli avrei fatto ancora del male. Invece sono qui un’altra volta, finisco sempre per commettere gli stessi sbagli".

«Vattene!» tuonò Logan, le lacrime gli rigavano il viso. «Vattene da qui!»; la sua voce era deformata dalla rabbia e risuonò più cavernosa.

Barton sussurrò: «Come vuoi». Pensando: "Cosa dovrei fare? Rimanere qui a fingere di essere un bravo attore, non questa volta. Preferisco scomparire."

Saltò su un ramo e da quello balzò al successivo, di albero in albero si diresse verso la città.

James cadde in ginocchio e ululò di dolore.

 

 

 

 

 

Chapter 19: Memoria ripristinata

Summary:

Questa storia partecipa alla challenge: ‘il mio bon bon’ di L'angolo di Madama Rosmerta.
Fandom: Marvel.
Prompt: Horror 1 6 Peter Parker e Agamotto
Warning: Light horror; multiverse; stregoneria; post Dr. Strange nel multiverso della follia.

Chapter Text

Memoria ripristinata

 

L’uovo di ceramica rotolò lungo il tavolo e precipitò oltre il bordo, rimbalzò per terra crepandosi, ondeggiò sul posto finendo per spezzarsi, lasciando frammenti tutt’intorno sul pavimento.

Dalle pareti trasudava denso slime verde o giallino che assorbiva dentro di sé la polvere, annerendosi e sporcandosi mentre ingurgitava anche le ragnatele con le piccole mosche imprigionate prive di vita.

Gli specchi alle pareti si lineavano e Peter balzava ad ogni scricchiolio. "Questo posto sembra un film dell’orrore" pensò, si premette le mani contro la bocca per non urlare vedendo i cadaveri che strisciavano lungo le scale, gli occhi bianchi e le ossa esposte da cui si alzava fumo nero. "Non volevo che nessuno mi ricordasse. M. J. e Ned erano più al sicuro senza di me, anche se mi sento così solo e spaesato. Però non voglio certo creare un danno permanente al Multiverso per questo".

«Tieniti pronto» disse Agamotto, intorno a lui volteggiavano dei tomi e un vento magico faceva scorrere rapidamente le pagine.

Peter rabbrividì, passandosi le mani sulle braccia. «Questo mi permetterà di ritornare a far parte dello spazio-tempo?» domandò e la voce gli uscì rauca. Agamotto annuì, il mantello verde sulle sue spalle ondeggiava.

Parker pensò: "Mi serve il suo aiuto per salvare Dr. Strange". Si massaggiò il collo e sussurrò: «L’ultima volta ho rovinato un incantesimo parlando troppo».

«Se uno stregone non è in grado di incantare le proprie orecchie o di ipnotizzarti per pochi secondi durante il processo è un idiota o è ancora un apprendista molto dotato» disse Agamotto, un terzo occhio si aprì sulla sua fronte.

Parker si premette la mano sulla bocca, impedendosi di urlare, vedendo delle dita che strisciavano sul pavimento, sopra di esse delle zampette di ragno e gli occhietti da vespa.

Agamotto raggiunse un pezzo di roccia ricoperto di sigilli ed iniziò a recitare una formula, dai testi iniziarono ad uscire delle lettere luminose.

"Spero finisca presto" pregò Parker.

Chapter 20: La gelosia dell’uomo ferito

Summary:

Scritta per 'il mio bon bon' di 'L'angolo di Madama Rosmerta'.
Fandom: Crossover Marvel e X-men.
Prompt: Slash/Femslash 4 James Logan
Warning: Guerra; song-fic; stregoneria; genderswap; slash; Omegaverse.
Song-fic su: Zombie di Cranberries.

Chapter Text

La gelosia dell’uomo ferito

 

Steve si massaggiò la spalla, intento a spostare le macerie dalla porta. Guardò di sottecchi Tony, aveva gli occhi arrossati e la testa gli ricadeva in avanti, sospirò pesantemente. Lui non è fatto per la guerra, i sensi di colpa lo stanno divorando. Spalancò la porta con un calcio, tremando. Tutto questo lo sta ferendo e lo sfoga su di me proprio perché sono la persona a cui è più legato, ma mi sento logorato perché non avrei mai voluto fargli del male.

«Bruce mi ha detto che ti sei fatto una biondina dopo il siero» abbaiò geloso Tony. «Mnh?» mugolò confuso Rogers. "Meglio non mettermi ad enumerare le persone che mi sono ‘fatto’" pensò.

«Che non eri vergine perché con quella sei stato sopra per la prima volta» proseguì Stark con tono astioso. Stava riprogrammando una vecchia radio, seduto sul pavimento ricoperto di cenere e dei resti del tetto esploso.

Steve arrossì e si grattò la guancia, borbottando: «Tony, non credo sia il momento di parlarne», alzando lo sguardo sulla terza persona nell’abitazione.

Stark si alzò in piedi e gridò, serrando i pugni: «Noi stiamo insieme. Certo che sono fatti miei!» sbraitò. Logan scoppiò a ridere, un verso rauco e deformato.

Stark si voltò verso di lui e domandò: «Posso sapere cosa c’è da ridere?», con aria confusa James scrollò le spalle. «Che probabilmente se la rifarebbe se la trovasse di nuovo davanti a sé» ruggì Wolverine.

«Non mi dire che te lo ha raccontato» gemette Rogers. Logan si leccò il canino aguzzo, borbottando: «Certo. Non c’è niente di male quando ve la fate tra voi Omega»

«Cosa mi sono perso?» domandò Tony, inarcando un sopracciglio. «Ho visto la foto di quella bionda, carina, furbetta, ma non mi ha detto granché». Pensando: "A parte il solito razzismo verso gli omega".

Wolverine ribatté: «Neanche Sylvie si sa curare, ma non per questo la offendo». «Non mi dirai…» sussurrò Stark con voce rauca.

Steve fece segno di uscire e corsero fuori, pensando: "Un’altra cosa che gli ho permesso di fraintendere. La battaglia infuria anche nella mia testa". Corsero lungo i vicoli, macerie e carri armati danneggiati ad ogni angolo.

«Si fa chiamare Moon per un motivo» disse Steve, incrociando le braccia al petto, poggiandosi contro ciò che rimaneva di un muro. «Eravamo in calore ed era un ottimo modo per non essere infastiditi da orde di Alpha. Anche io e Thor ce la siamo fatta» ammise. "Non avrei mai pensato che sarebbe potuto essere geloso".

Tony cercò di non guardare le macchie di sangue. "La razza umana ha sbagliato tutto, non vorrei essere qui, non dovrebbero esserci posti come questi. Come Iron-man dovrei impedirlo!". Domandò: «Lui non ha il potere di diventare donna come Steve. Come mai era una ragazza?!».

Edward diventava spesso donna e ogni tanto anche Victor lo faceva» spiegò Logan. «Certo, da donna diventa parecchio mingherlina, ma continua a picchiare forte».

«Banner voleva solo farci litigare, vero?» domandò Tony incrociando le braccia al petto. «Quello vorrebbe stare con te, per questo vuole farti avere dei problemi con Steve» disse James.

Steve sospirò. «Lo preferisco da Hulk, questi sono segreti che non voglio svelare» gemette.

"È lo stesso scenario, fin dal 1916… Carri armati, bombe, pistole, bambini strappati alle madri e il silenzio della morte. Probabilmente per Logan è iniziato anche prima, è sempre stato un soldato" pensò, superando una casa sventrata.

Tony sussurrò: «Sicuro che voi tre soldati biondi e muscolosi non andate a letto insieme per togliervi queste immagini dalla testa?», indicando intorno a sé.

«Mentirei se ti dicessi che non è anche quello, faresti di tutto per toglierti le urla delle vittime dalla testa» fu sincerò Rogers. Logan si massaggiò il collo, pensando: "Pensi sempre che ti abituerai e sembra così, ma quando chiudi gli occhi per dormire, queste immagini si ripropongono. Anche io vorrei solo poteri abbandonare alle braccia di Victor, entrare dentro di lui sentendomi protetto, in questo momento".

Chapter 21: Fuga imbarazzante

Summary:

Questa storia partecipa alla challenge: ‘il mio bon bon’ di L'angolo di Madama Rosmerta.
Fandom: Crossover Marvel e X-men.
Prompt: Commedia 10 9 4 Steve Rogers, Tony Stark, James Logan.
Warning: Comedy; implied PWP; light comico-demenziale; friends. Couple: Stony.

Chapter Text

Fuga imbarazzante

 

Il sole faceva brillare la titanica A montata sul tetto del complesso Avengers, il pian terreno era accessibile da innumerevoli porte finestre, mentre il primo piano, adibito alle camere da letto, aveva diverse finestre dagli ampi balconi e la maggior parte di esse dava sui grandi rami degli alberi che puntellavano il giardino.

Alcuni uccellini stavano cantando a squarciagola, mentre altri becchettavano sui frutti degli arbusti.

Nick Fury cercò di entrare dalla porta principale, ma Logan si spostò, mettendosi di fronte a lui, ostruendogli il passaggio.

«Devo andare a parlare con Stark» disse il generale. «Si tratta di affari urgenti».

James si grattò il collo, sentendo la peluria sotto le dita. «Lo sai che sono solo le sette di mattina? Tony è ancora a letto, passa le notti ad inventare e non si alza prima delle dieci».

«Quello scansafatiche deve alzarsi ora!» intimò Fury, si spostò a sinistra e Wolverine fece un passo di lato a sua volta, lo stesso accadde quando cercò di superarlo da destra. «Si tratta di affari da super-eroi? Posso aiutarti in qualche modo?» domandò Logan.

Nicholas inarcò il sopracciglio dell’occhio sano e incrociò le braccia al petto. «Cosa sta combinando Stark che vuoi nascondere?». Digrignò i denti, mostrando i canini bianchi. «Lo tengo d’occhio, ma so per certo che riesce sempre a combinare qualcosa».

«No, non è questo. Solo che dei problemi posso occuparmi benissimo da solo» dissimulò Wolverine. L’odore di Rogers gli punse le narici e posò le mani sui fianchi. «Allora, dimmi tutto».

«No, si tratta di una cosa che può risolvere solo Stark. I capi del Consiglio globale vogliono parlare direttamente con lui…» iniziò a spiegare il generale.

Sopra di loro, Rogers, con indosso solo dei boxer, stava camminando sul davanzale della finestra di Tony. Balzò sul proprio davanzale e s’infilò in camera. Tony, completamente ignudo, chiuse la propria finestra di scatto e iniziò a ripulire la stanza.

Logan annuì, fingendo un’espressione concentrata, mentre Fury continuava a lamentarsi. Pensò: "Non posso trattenerlo ancora lungo, spero che quei due abbiano già fatto sparire le prove. Loro vanno a letto e a me tocca coprirli!".

Series this work belongs to: