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L'unione impossibile

Chapter 10: Gregor

Summary:

Dopo aver lasciato Harrenhal e assicurato il guado della Forca Rossa, una volta aperta la strada La Montagna non si ferma e approfitta della confusione per guidare i suoi uomini verso Clegane Keep. Lord Kevan gli ha infatti riferito cosa si cela dietro il messaggio di Lord Tywin. La rabbia e la vergogna di vedersi ridotto a guardiano del talamo nuziale di suo fratello diventano prima forza bruta, per poi trasformarsi in un’opportunità: togliere di mezzo una volta per tutte Sandor, provocandolo perché faccia lui la prima mossa, così da uscirne pulito agli occhi degli uomini e degli Dei… E trasformare la nuova sorella in vedova, per poi prenderla in moglie. Ma ser Gregor non aveva fatto i conti con lady Alysanne Lefford, l'unica donna in grado di provocargli lussuria e ribrezzo insieme.

Notes:

Rispetto alla timeline dei libri, la serie scelse di separare temporalmente le battaglie ad Approdo del Re da quelle nelle Terre dei Fiumi (credo, suppongo, spero) per ragioni di tensione drammatica. Mi è risultato utile, come vedrete!
Senza nulla togliere agli attori che hanno impersonato Gregor Clegane nel corso delle stagioni, per me avrà sempre il volto di Conan Stevens. Mentre gli unici uomini de La Montagna creditati nella serie sono Polliver (molto diverso da come viene descritto nei libri) e Messer Sottile, che però viene fatto fuori ad Harrenhal (al posto del vecchio Chiswych).

(See the end of the chapter for more notes.)

Chapter Text

La Battaglia del Guado si trasformò in un massacro nel momento in cui La Montagna e i suoi uomini raggiunsero gli esploratori Brax un attimo prima che venissero sopraffatti: ser Robert era caduto sotto le frecce nemiche e suo fratello, ser Flement, era sul punto di chiamare la ritirata. L’espressione del cavaliere dall’armatura intarsiata di ametiste si sgravò da ogni tensione e se non avesse indossato nuovamente l’elmo a forma di testa di unicorno, ser Gregor Clegane gli avrebbe sferrato un colpo solo per togliergli quel sorrisetto folle dalla faccia! 

Travolse gli uomini di Edmure Tully come una frana, incurante dei dardi che si conficcavano nello scudo e talvolta si aprivano un varco nell'armatura, calando colpi terribili con la sua spada assetata di sangue. Allo sciabordio del fiume si unì un coro di urla e ferro. Musica per le sue orecchie, Lord Daremond e la Battaglia del Pascolo Insanguinato era nulla a confronto! Eppure non bastava a togliergli la voce di lord Kevan dalla testa.

«Significa che non hai solo una guerra da combattere, ser Gregor. Hai anche una nuova sorella: lady Sansa Stark. Lord Tywin ha bisogno di sapere se il matrimonio del Mastino è andato a buon fine. E di questo, dovrai accertarti al più presto.»  

“È questo che si ottiene a leccare per anni i piedi della Regina e del Principe Ereditario! Sandor non merita nulla, eppure gli viene dato tutto.” 

Una volta aperta la strada all’esercito Lannister, Gregor spronò lo stallone nero e continuò a cavalcare finché Dunsen lo affiancò berciando da sotto l’elmo a forma di toro che non c’era più nessuno da inseguire e dovevano tornare indietro.

«Torniamo, sì, ma non indietro. A casa.» gli rispose, rallentando perché non potevano permettersi di sfiancare subito i cavalli. «Mio fratello ci aspetta.»

Aveva il respiro pesante, più delle bestie, e non per le ferite inferte dalla frecce. La rabbia non si era placata. I suoi uomini se ne accorsero e durante la breve sosta per rammendare i feriti nessuno gli fece domande: si passarono la voce di bocca in bocca, col buon senso di non commentare. Li avrebbe uccisi senza pensarci due volte, proseguendo da solo, e lo sapevano. 

"Dimostra chi è il vero Clegane, non solo sul campo di battaglia." aveva scritto lord Tywin. Gregor continuava a rivivere il momento in cui lord Kevan gli aveva rivelato cosa si celava dietro il criptico messaggio del vecchio leone. La sua autorità non era paragonabile a quella del fratello maggiore, tuttavia era un uomo che conosceva il suo posto e agiva di conseguenza. Solo per questo Gregor lo aveva ascoltato. Se Sandor fosse altrettanto– no, avrebbe comunque desiderato ucciderlo!

Dopotutto aveva schiacciato il suo stesso gemello, privandolo di ogni possibilità di sviluppo. Quando anni dopo la lady sua madre aveva comunicato loro una nuova inaspettata gravidanza, Gunvor aveva espresso con eccitazione la propria preferenza per poi chiedergli la sua. Gregor aveva risposto quello che volevano sentirsi dire: «Non ha importanza dal momento che tutte le figlie per i padri sono principesse e tutti i figli per le madri sono principi. Non è forse così, madre?» Più tardi, sfruttando un momento in cui lady Alicent si era assopita vicino al camino, aveva parlato direttamente alla vita che le crescevano nel ventre mettendo in chiaro le cose. Sandor non gli aveva prestato ascolto ma sua madre sì, perché al risveglio gli aveva strappato la promessa di provare, almeno provare, ad amare il bambino quale che fosse il sesso. E gli Dei sapevano che ci aveva provato…

“Ora il cane bruciato ha una vera principessa, mentre a me volevano rifilare quella ritardata di Lollys Stokeworth!” 

Si fece portare il latte di papavero dallo scudiero foruncoloso, il dolore pulsava nelle tempie e dietro agli occhi così forte che non riusciva nemmeno a ricordarne il nome! Dovette fermarsi, non era in grado di cavalcare in quelle condizioni. Si accamparono per la notte e persino il crepitio del fuoco gli procurava fitte terribili. 

Gregor non aveva ancora trovato una fanciulla in grado di placare il suo animo e lenire i suoi dolorosi attacchi. “Gunvor era l'unica.” La sua amata sorella sapeva come gestirlo, solo le sue mani e la sua voce riuscivano a placare i tamburi di guerra che gli risuonavano in testa e gli facevano venir voglia di spaccare tutto.

Lei non aveva mai avuto paura di lui e a Gregor non aveva mai dato fastidio la sua presenza. A vederla crescere, spontanea e spensierata come un papavero nell'erba alta, temeva il momento in cui avrebbe dovuto separarsi da lei. Eppure, il giorno in cui era partita per Zanna Dorata, era stato così facile metterla su quella carrozza e baciarla distrattamente sulla guancia. L'orgoglio aveva superato qualsiasi sentimentalismo. “Non sarebbe successo se fosse rimasta a casa, con me, al sicuro.”

Ancora oggi si chiedeva perché gli Dei avessero dato una morte inaspettata alla sua preziosa sorellina e invece avessero risparmiato il fratello che disprezzava. Se fosse morto Sandor non sarebbe cambiato niente! Gregor avrebbe reso grande il nome di famiglia sul campo di battaglia mentre sua sorella avrebbe fatto la sua parte, sposando il più ricco pretendente rimasto tanto incantato da dimenticare il suo basso lignaggio. Ma gli Dei erano meschini! Si erano presi Gunvor, sua alleata naturale, e gli avevano lasciato Sandor, peso morto fin troppo vivo per i suoi gusti, sempre pronto a sostituirlo se mai gli fosse successo qualcosa. 

«Ma non aveva detto che, quando l'aria ad Approdo del Re è diventata troppo calda, quel cane rognoso di suo fratello è fuggito con la coda tra le gambe?»
Lo scudiero foruncoloso non era in grado di reggere il vino né di bisbigliare, e in qualsiasi altro momento Gregor lo avrebbe ammazzato. Aveva già Joss Stilwood, a che gli serviva un altro scudiero? Invece di alimentare la sua furia, quelle parole la plasmarono. E il piano iniziò a prendere forma, come una lama sotto i colpi del Fabbro.

«Taci, ragazzo!» intervenne Polliver, mentre lo scudiero si lamentava dello scappellotto ricevuto «Vuoi che la Montagna ti schiacci come un insetto?»

«Lascia che parli.» Si tirò a sedere e tolse il panno dagli occhi, per qualche istante faticò a mettere a fuoco i volti dei suoi uomini. «È vero, mio fratello fugge. L’aveva già fatto quando morì nostro padre, nessuna sorpresa sia fuggito quando il padre del reame aveva più bisogno di lui. Vedremo se fuggirà ancora o difenderà l’onore di sua moglie!»

«Per i Sette Inferi,» sbottò Shitmouth, «credevo che i cavalieri della Guardia–»

«Sandor non è un cavaliere.» gli rammentò Rafford, in tono mellifluo «E chi è la sfortunata lady Clegane?»

“Di lady Clegane c’era solo la buonanima di mia madre… E Gunvor, nessun altra si è dimostrata degna di vestirne i panni.” Parole troppo sentimentali per scavezzacollo e tagliagole. Gregor tornò a sdraiarsi, per stasera era stato fin troppo socievole viste le sue condizioni. «Non sarò certo io a rovinarvi la sorpresa, ragazzi! Alcuni di voi l’hanno vista, al Torneo del Primo Cavaliere… Joss magari se la ricorda, le è passato dritto davanti quando mi ha portato la spada alle semifinali della giostra.»

«Non guardate me, ero troppo impegnato a non rimetterci una mano mentre lui tagliava la testa a quello stupido cavallo!»

Le voci si fecero un brusio di fondo, segno che finalmente il latte di papavero stava facendo effetto. Gregor chiuse gli occhi, concedendosi il meritato riposo: nei giorni successivi avrebbe avuto modo di elaborare al meglio il piano, nell’immediato preferiva dormirci su.

 

Ci vollero meno di dieci giorni per arrivare in vista di Clegane Keep, tutto perché gli ultimi due non si fecero scrupoli di portare i cavalli al limite. Lo stallone nero, a cui non si era curato di dare un nome, stramazzò a metà del ponte elevatoio costringendo Gregor ad attraversare il primo portone a piedi: Caleb era pronto a intervenire per far sì che tanta buona carne non andasse sprecata, insieme a un paio di garzoni trascinarono via la carcassa liberando il passaggio per i suoi uomini.

Non che a Gregor importasse! Teneva gli occhi puntati su Sandor, mentre varcava il secondo portone: si aspettava di trovarlo armato fino ai denti, come suo solito, invece sotto il mantello portava un semplice farsetto e le fibbie in ferro brunito che lo chiudevano parevano cicatrici piuttosto che mastini. Non poté far a meno di sorridere nel vedere che suo fratello si era posizionato vicino al pozzo dove aveva minacciato di gettarlo quando era poco più di una zecca nel ventre della loro povera madre. “Se fossi stato femmina, come ti avevo suggerito, avrei potuto amarti e ora ci stringeremmo in un abbraccio.” O forse no, l’avrebbe odiato comunque, perché non avrebbe retto il confronto con Gunvor.

«Grazie di avermi tenuto in caldo il posto, Sandy,» lo salutò, togliendosi i guanti, «bada però di non metterti troppo comodo.»

Il Mastino si irrigidì, forse si aspettava un altro tipo di sfida. «Non temere, fratello, so perfettamente qual è il mio posto.» gli assicurò. I suoi occhi però racchiudevano il fuoco che lo aveva bruciato, pronti a ricambiare la cortesia alla prima occasione. 

«Non è quello che ho sentito!» Scosse la testa e con la punta della lingua sfiorò la gengiva dove da ragazzo gli avevano estratto un premolare guasto. «Mi è giunta voce che ad Approdo del Re, oltre a quel po’ di faccia che ti resta, hai perso anche il fegato di combattere.»

Le risate inconfondibili dei suoi uomini gli diedero man forte: Eggon, Tobbot e Shitmouth erano i più sguaiati, seguiti da Joss che scambiava gominate complici con l’altro scudiero; quella di Dunsen rimbombava dentro l’elmo da cui ormai era impossibile separarlo; il vecchio Chiswych di tanto in tanto grugniva come un maiale; Polliver e Raff Dolcecuore erano i più contenuti, uno si era fatto carico delle scommesse mentre l’altro non voleva abbassare la guardia solo perché erano in superiorità numerica.

«Tu più di tutti sai che non bisogna prestare ascolto alle voci.» ribatté Sandor, senza lasciarsi intimidire.

A spalleggiare suo fratello invece c’erano tre cavalieri — tra cui riconobbe il mercenario che aveva giostrato per tre volte contro il maestro d’armi della Fortezza Rossa senza esito e l'ultimo discendente di Whoreson con l'inconfondibile corno delle puttane, come lo chiamava suo padre — e naturalmente lord Reginald. “Un altro insulto.” La Montagna aveva combattuto per i Lannister, quelli veri, e loro lo ripagavano col Leone del Porto a cui render conto. Però poteva rivelarsi un utile testimone! “Vedrà chi alzerà la mano per primo. Chi è il codardo e chi il vero Clegane.”

«Sarà… Ma un cane che fugge non merita il nome Clegane,» gli assestò una manata sulla spalla, afferrandolo subito dopo benché suo fratello non avesse vacillato, e si fece più vicino, «né una lady. Ce l’hai il fegato necessario per difendere ciò che ti è stato dato, Sandy? O fuggirai un’altra volta?»

Sandor non rispose ma la contrazione nervosa sul lato sfregiato del suo viso lo tradì. Il sorriso di Gregor si allargò, spietato. Come si aspettava, lord Reginald era troppo molle per mettere bocca nelle loro questioni! Se avesse spinto ancora un po’ entro l’indomani mattina suo fratello sarebbe finalmente morto e tutti sarebbero stati testimoni che era stato il primo a mettere mano alla spada. E la chiave del Nord sarebbe scivolata nelle sue mani.

Una voce richiamò l’attenzione di tutti sul piano nobiliare: con le mani strette come in preghiera, lady Sansa sembrava sul punto di cantare un inno alla Madre piuttosto che rivolgersi a lui. 

«Ser Gregor,» ripeté, dirigendosi verso lo scalone senza staccargli gli occhi di dosso «mi sento così sciocca!» Iniziò a discenderlo, seguita da più dame da compagnia di quante ci si potesse aspettare. Un’autentica visione! Il sole le baciava i lunghi capelli, i riflessi ramati erano messi ancora più in risalto dal vestito damascato viola. Entrambi i fratelli si mossero, ben conoscendo le insidie di quei gradini, mentre lei spavalda affrontava il pericolo sfiorando appena con le dita la ringhiera e con l’altra mano sollevava la gonna per non rischiare di inciampare. «Quando mi hanno detto che era arrivato mio fratello io non– non avevo capito che– Potete perdonarmi, per non essere venuta subito?»

«Lady Sansa, non avete nulla da temere da me!» le rispose, inchinandosi appena, per poi offrirle la mano per scendere gli ultimi gradini. E lei, da brava, la accettò. «Siete parte della mia famiglia ora, e io rispetto le mie sorelle.» Gregor lanciò un’occhiata a Sandor, che teneva i pugni serrati. «Le sorelle vanno protette, non consumate.» 

«Che vi avevo detto, mia signora? L’affetto di ser Gregor nasce lentamente ma, una volta conquistato, è impossibile venga meno. O almeno così sosteneva lady Gunvor.»

Gregor non riconobbe quest'altra voce ma, al sentir nominare con tanta naturalezza quel nome, puntò lo sguardo sulla stolta che sfidava ogni ragionevolezza attirando la sua attenzione. Erano anni che non si vedevano, dal giorno fatidico che era andato a reclamare il corpo di sua sorella, eppure lady Alysanne Lefford era ancora in grado di suscitargli un desiderio oscuro e pericoloso anche mentre covava per lei il più gelido disprezzo. 

«Lady Alysanne, siete l’ultima persona che pensavo di trovare ad attendermi.» dimentico di ogni piano e vuota cortesia cavalleresca, Gregor si fece strada tra le altre dame e si fermò in modo da dare a entrambi l’illusione che fossero alla stessa altezza «Cosa vi porta nella mia umile dimora?»

L’erede di Zanna Dorata scese un altro paio di gradini e sollevò gli occhi su di lui.
«Il motivo della mia visita non è dissimile dal vostro, ser. Desideravo conoscere la nuova lady Clegane,» confessò, abbassando lo sguardo sulla sua armatura priva di ornamenti, «per quanto all’inizio abbia erroneamente pensato che si trattasse della vostra sposa. Sono stata sorpresa e sollevata– più sollevata che altro, nell’apprendere come stavano realmente le cose!» 

«E perché mai?»

Tornò a guardarlo e dischiuse le labbra con studiata lentezza prima di confessare: «Così posso sperare di diventare io la vostra lady Clegane.»

Gregor strinse le labbra e dilatò le narici. Già si vedeva saltarle al collo e piantarle un pugnale nel cuore, e contemporaneamente voleva metterle le mani addosso in tutt'altro modo… Non come alla figlia di quel locandiere, no, non l’avrebbe condivisa coi suoi uomini! Forse però le avrebbe spaccato i denti come alla puttanella di Harrenhal, visto che parlava a sproposito. 

Giustappunto, il suo prolungato silenzio la spinse ad aggiungere: «Siete forse promesso a qualcun–»

«Oh, state zitta, prima di coprire ulteriormente di ridicolo entrambi!» sbottò con voce greve, e quando fu certo di riuscire a controllarsi proseguì «Dovete imparare a dosare le parole, un giorno il nome di vostro padre potrebbe non essere una protezione sufficiente.»

«Meglio aprire la bocca e respirare, che tenerla chiusa e soffocare in silenzio.»

«Avete anche un naso. Vi suggerisco di usarlo!» tagliò corto, superandola.

Lei però non demorse e contro ogni buonsenso lo seguì su per le scale.
«Ora capisco da dove traeva ispirazione Gun–»

«Non vi azzardate a nominare mia sorella.» ringhiò, pentendosi subito di essersi girato. 

Lady Alysanne si ritrasse, rischiando di cadere all’indietro. Gregor fu costretto ad afferrarla e traendola a sé, lei dovette equivocare il suo gesto perché parlò con maggior sicurezza.
«Proprio l’affetto per vostra sorella ha mosso i miei passi! Il dolore che provate per la sua perdita è tanto simile al mio, e sono certa che lei approverebbe la nostra unione.»

«I morti non hanno opinioni e i vivi ne hanno fin troppe.» 

«E quale vi preoccupa di più? L’opinione di mio padre o quella di lord Tywin?»

«Entrambi siamo alfieri dei Lannister ma in misura molto diversa. Non devo certo ricordarvi che la vostra casa, come la loro, fa risalire le proprie origini agli Andali e ai Primi Uomini. Se si spargesse la voce del vostro assurdo desiderio, sarebbe uno scandalo!»

«È un modo di vedere le cose. Provate a vederlo come un modo diverso di servire: con le mie risorse e la vostra forza, la nostra unione renderebbe più solido e temuto il dominio dei Lannister su queste terre.»

«In qualsiasi modo la si guardi, resta un’unione impossibile.»

«Non più di quella tra vostro fratello e lady Sansa.» gli fece notare «Inoltre, se gli Dei vi hanno portato via la sposa adatta per ben due volte, forse vi stanno dicendo di osare di più!»

Anche questo era un modo di vedere le cose. “Chi oserebbe opporsi a noi?” si ritrovò a pensare, ma non c’era nessun noi. Quanto a Sandor, odiava la sola idea di prenderlo come esempio! “Devo attenermi al piano e aspettare.” Aspettare che il Mastino sollevasse la spada, perché il peccato fosse suo e la lama della Montagna portasse giustizia invece di vendetta.

«Vi prego, ser, perdonate la mia insistenza.» riprese lady Alysanne, come se si rendesse conto solo ora della loro vicinanza. «Sarete stanco per il viaggio, non voglio trattenervi oltre!»

Gregor la osservò girargli attorno a passo di danza, ma non il genere che praticano le dame… Di sicuro era stata Gunvor a insegnarle a muoversi così, proprio come lui l’aveva addestrata in segreto perché non si facesse incantare dal primo idiota in grado di eseguire un giro di donna. 

«Avremo modo di riprendere l’argomento a cena, pare che lord Mace Tyrell come regalo di nozze abbia inviato leccornie di ogni tipo…»

“Un altro affronto, come se non potessi permettermi un banchetto!” 

 

Un bagno caldo e vestiti puliti non servirono a calmarlo, la tensione e il nervoso si tradussero in un nuovo attacco: la Montagna, che non temeva spade né lance, era schiacciata da un dolore invisibile e pulsante, come un martello che cercava di spaccargli il cranio dall’interno. Per fortuna aveva istruito i suoi uomini prima di arrivare: Tobbot avrebbe interrogato cameriere e garzoni, Chiswych alla cuoca Bice e Polliver al macellaio Caleb, Eggon invece se la sarebbe vista col mastro del canile Joey e Shitmouth con i garzoni; Dunsen e Rafford si sarebbero intrattenuti con cavalieri e soldati, mentre Joss e compare brufoloso avrebbero fatto sbottonare gli altri scudieri… Continuare ad applicare pressione era l’unica strada, per il successo del piano. E anche per lui, per ottenere un sollievo momentaneo. Gregor aveva appena portato una mano alla fronte quando sentì aprirsi la porta. 

«Sei Joss o– come si chiama? Non importa, dammi il latte di papavero!»

Nessuna risposta. Eppure non era più solo nella stanza e c’era soltanto una persona in grado di muoversi tanto silenziosamente senza che lui la percepisse come una minaccia. Aprì appena un occhio e la trovò lì, di fronte a lui, con la compostezza di chi non teme né re né mostri.

«Septa, hai qualcosa per me?»

«Temo di no, ser.»

Non riuscì ad arrabbiarsi con lei. Era più di una vecchia, era l’incarnazione della memoria: aveva visto nascere crescere e morire sia sua madre che sua sorella, e probabilmente sarebbe sopravvissuta anche a lui e a Sandor.

«Permetti?» domandò, la voce appena udibile per non aumentare la sua sofferenza.

Gregor strinse le labbra e la fissò. Nessuno osava avvicinarsi quando il dolore lo colpiva. “Tranne Gunvor.” No, anche sua madre. Era stata lei a mostrare a sua sorella come massaggiargli la fronte e le tempie con l’ausilio di unguenti dall’odore pungente. Lady Alicent non aveva altro modo di dimostrargli affetto, perché Gregor non si prestava a carezze e abbracci, si lasciava avvicinare solo quando era utile per lui.

«Ragazzo mio, chi credi abbia insegnato a tua madre…»

«Ti sembro un ragazzo?»

«Sempre con quella lingua! Tu e Sandor siete proprio fratelli.»

«Perché, c’erano dubbi a riguardo e non ne sono mai stato informato?»

Septa Dubhe lo zittì. Gregor aveva ucciso per molto meno ma il movimento di quelle mani nodose sembrava davvero aprirgli la fronte, così come la pressione alle tempie diminuiva quando vi ruotava i pollici. Se avesse chiuso gli occhi avrebbe potuto fingere che fossero altre mani a toccarlo. Per un po’ Gunvor sarebbe stata di nuovo viva… Ma era figlio di suo padre e come lord Irial non cedeva ai sentimentalismi.

«La mia Alicent vi amava entrambi,» mormorò l’anziana, passando a massaggiargli la parte posteriore del collo «Non c’era differenza, né preferenza.»

«Non mentirmi.»

«Non mento, né proteggo.» rispose l’anziana, serenamente, continuando la sua opera. 

Gregor sentiva il dolore attenuarsi ma la furia non era placata, solo compressa.
«Mhm. Allora dimmi, come si sta comportando il mio fratellino?»

«Fa quello che ci si aspetta, è un bravo–»

«Ragazzo, sì. E sua moglie?»

«Da dove iniziare? Lady Sansa si muove con grazia e non alza mai la voce, eppure la sua presenza si fa sentire. All’inizio Bice non la voleva tra i piedi: troppo giovane per meritare ascolto, e poi non una delle vostre mogli aveva mai mostrato interesse per inventari e provviste. Eppure Lady Sansa non si tirò indietro, quale che fosse la ragione non intendeva venir meno ai propri compiti. Non si arrivò a una vera e propria discussione, la cuoca cedette. Ma da quel momento la guarda con occhi diversi. Il mastro del canile, Joey, mi ha raccontato con sorpresa che quando la lady ha voluto vedere la nuova cucciolata, è stata la prima a redarguire le sue dame di non toccare i cuccioli. Non ha nemmeno voluto dare loro dei nomi, li ha soltanto osservati. E Caleb, il macellaio, lo stesso giorno venne a riferirmi che lady Sansa gli aveva fatto tenere da parte ossa ricche di midollo per la madre dei cuccioli. Insomma, sembra stia conquistando tutti!»

“Anche il Mastino?” Una domanda sciocca che avrebbe portato a una risposta inutile.

«Ed è ancora vergine oppure no?»

«Caro ragazzo, e io come faccio a saperlo?»

La septa parlava come una dannata chimera. Gregor si sottrasse al suo tocco ormai superfluo: il dolore adesso era sopportabile.

«Le mura del castello sono spesse ma non possono contenere le urla.» rifletté, studiando il volto rugoso della vecchia «Tutti hanno udito le mie mogli, e ogni volta che ho giaciuto con loro ho dovuto sostituire il materasso di piume.»

«Con l’ultima persino il letto!» gli rammentò. «Ma non eri mai stato ferito.»

«L'assedio di Stannis è solo un ricordo, qualsiasi ferita abbia riportato mio fratello ormai dovrebbe essersi rimarginata.»

Septa Dubhe dissentì e gli raccontò quel che sapeva, molto poco, sull’imboscata e sulla ferita che ancora oggi non permetteva al Mastino di immergersi completamente. Gregor si chiese perché non ne fosse stato informato prima. "Dimostra chi è il vero Clegane, non solo sul campo di battaglia." Cosa si celava davvero dietro le parole di lord Tywin? "Se tuo fratello non è in grado di compiere il suo dovere, spetta a te." Una volta realizzato questo, la rabbia era ormai fredda e la vendetta perfetta, più di quanto Gregor avesse immaginato.

 

Notes:

Mi scuso per il ritardo, speravo di riuscire a rimanere regolare nonostante il periodo di festa ma ahimé non ne sono in grado... con questo capitolo siamo a metà strada, perciò il prossimo arriverà nell'anno nuovo.